Ivo Perelman è un sassofonista brasiliano di 60 anni, da tempo trasferitosi a New York dove le sue collaborazioni con i musicisti della scena più avanzata sono numerose (in particolare con il pianista Matthew Shipp, con il quale da anni collabora), cosi’ come le produzioni discografiche a suo nome.
Dopo lo stimolante box “Brass and Ivory Tales”, uscito da poco tempo con nove album in duo al fianco di pianisti differenti, Ivo Perelman ha deciso di portare avanti un nuovo progetto con un respiro ancora più ampio. Ora ha invitato 12 sassofonisti a registrare in duo con lui. Accanto al sax tenore di Perelman, ci sono nomi chiave dell’universo jazzistico più inventivo, in incontri avvenuti per la prima volta. Sono musicisti di diverse generazioni, a cominciare dai mitici Roscoe Mitchell e Joe McPhee ; la serie continua con nientemeno che David Murray, Ken Vandermark, Lotte Anker e Tim Berne; e prosegue con Dave Liebman, James Carter, Joe Lovano e Vinny Golia, chiudendo con i due più giovani della squadra, Colin Stetson e Jon Irabagon.

Saranno quindi 12 gli album, che verranno editati in un cofanetto dall’etichetta Mahakala Music all’inizio del 2022. Ogni album racchiuderà un incontro con uno dei suddetti musicisti. Un dettaglio interessante: gli strumenti variano ad ogni duo, pescando tra le ance delle famiglie sax/clarinetto, con Perelman sempre al tenore accompagnato da: sax basso (Mitchell), clarinetto basso (Murray), sax alto (Berne), baritono (Carter), e così via… Parallelamente alle sessioni di duo, registrate in studio in diversi frangenti di questo 2021, è in preparazione un documentario, diretto da Don McGlynn (autore di film su Charles Mingus, Art Pepper e Howlin ‘ Wolf), sul lavoro di Perelman come musicista e pittore, presentando anche filmati di backstage delle registrazioni dei duetti.
Nella foto di copertina Perlman con Roscoe Mitchell e in quella a metà post con David Murray. Grazie per news e foto a Fabricio Vieira, critico e giornalista, del quale riporto un breve estratto di una intervista a Perelman nella quale, appunto, parla di come ha conosciuto Matthew Shipp e come è nata la loro proficua e prolifica collaborazione:
Come hai incontrato Matthew Shipp negli anni ’90 e come ti sei reincontrato di nuovo più di un decennio dopo?

Ivo Perelman: “Ho conosciuto Matthew tramite sua moglie. Era una cameriera in un ristorante negli anni ’90, nell’East Village. Era una domenica mattina ed ero con gli amici a parlare di musica al tavolo, e lei che ci serviva ha sentito la conversazione e mi ha chiesto se conoscevo il lavoro di suo marito Matthew Shipp; Dissi di sì, conoscevo la sua musica, l’avevo visto suonare con Roscoe Mitchell alla Knitting Factory (NY), mi era piaciuto molto e stavo davvero pensando a lui, alla sua musica. E lei mi ha dato un contatto e ho finito per registrare direttamente con Matthew, ci siamo incontrati per la prima volta in uno studio, che ha dato origine al CD ‘Bendito of Santa Cruz’ (registrato nel gennaio 1996 e pubblicato l’anno successivo da Cadence Record ). Dopo questo CD, abbiamo fatto ancora alcune cose all’epoca che sono apparse su disco (c’è un trio con William Parker, ‘Cama de Terra’, e alcuni brani che sono stati inclusi nell’album ‘Aquarela do Brasil’). In seguito, ognuno si è occupato del proprio lavoro fino a quando, nel 2010, in un tour in Europa organizzato dal batterista spagnolo Ramón López, ho parlato con Joe Morris, ho chiesto come stava Matthew e lui mi ha consigliato di contattarlo e, con Joe, ho finito per chiedergli di fare The Hour of the Star (2011). E da lì è stata una sorta di rinascita immediata e molto forte e non ho mai smesso di lavorare con Matthew. E potresti chiederti: perché questa riunione si è rivelata così fertile ma non da subito, perché siamo rimasti separati così a lungo? La risposta è: non lo so (lol). Così sono i misteriosi modi di vivere. Ma la forza di questo lavoro con Matthew si è sentita subito… fin dal primo momento in cui ci ho suonato, ho sentito la forza,“