Il debutto solista autoprodotto di James Newton nel 1977, “Flute Music” è una gemma sconosciuta dell’underground jazz degli anni ’70. Un album che mette in mostra una vasta gamma di stili e una fervente ispirazione incrociata, pur mantenendo un chiaro senso di direzione e coesione. Un artista che incanala la propria espressività nelle molteplici sfaccettature di “The New Music”, creando un debutto artistico di buon auspicio, come poi il tempo avrebbe dimostrato.
Newton infatt, avrebbe poi continuato a registrare con etichette jazz venerate come India Navigation, che purtroppo come molte altre indirizzate all’avanguardia non c’è più, e successivamente con ECM, e ha collaborato con altri luminari creativi come Sam Rivers, Anthony Davis, Andrew Cyrille, David Murray e John Carter. Ma “Flute Music” cattura l’ardente creatività e la natura sperimentale di Newton nel suo primo sbocciare.
L’apertura dell’album, Arkansas Suite, trova il flauto di Newton non accompagnato, ma densamente stratificato. Piegandosi e ricadendo su se stesso, crea una rete che rimbalza di dense armoniche di legni. L’effetto è profondamente immersivo e meditativo. A prima vista e ad un ascolto distratto, potrebbe sembrare un album di new age, in quegli anni molto a la page. Ma dopo questa traccia, le influenze di Newton esplodono verso l’esterno. Sullo stesso lato dell’LP, Darlene’s Bossa accoglie una band al completo e la traccia si sviluppa su un groove latin-jazz come se il gruppo appartenesse a questa forma espressiva. La traccia successiva trova ancora una volta il flauto di Newton da solo mentre capovolge lo standard jazz di Duke Ellington, Sophisticated Lady. E infine, nel brano finale del lato b, Poor Theron, la band è permeata di elettricità free-jazz , che si muove con concretezza e agilità.

La musica per flauto si spinge in molte direzioni contemporaneamente, eppure ruota saldamente attorno a un singolare nucleo incandescente. Quel nucleo è rappresentato dall’inconfondibile talento e dalla musicalità di Newton. Il suo flauto àncora l’intera faccenda, sia che si tratti di cascate di note non accompagnato, sia che svolazzi tra i segni del respiro della sua band di supporto.
Con “Flute Music”, James Newton si propone come una potente forza sulla scena jazz-creativa, e il resto della sua carriera ha sicuramente dato credito a questa promessa. Ristampato per la prima volta dopo lo scarso numero di stampe private nel 1977 per l’etichetta Morning Trip, è in uscita per l’undici febbraio 2022. Occasione unica di conoscere il lavoro solista di debutto di un rinomato e prestigioso luminare del jazz.
Tracklist:
1. Arkansas Suite (Bennie)2. Arkansas Suite (Solomon’s Sons)3. Skye4. Darlene’s Bossa5. Sophisticated Lady6. Poor Theon
- Bass – Ed Brookshire
- Drums – Art Valdez (tracce: A3)
- Drums, Percussion – Tylon Barea
- Flute, Flute [Bamboo] – James Newton (2)
- Guitar – Les Coulter
- Photography By, Design – Tylon Barea
- Piano, Harpsichord – Clovis Bordeaux
- Producer – James Newton (2)
- Recorded By – Bruce Bidlack, Dennis Moody
- Trombone – Glen Ferris*
Eh, James Newton, grande maestro di strumento da molto tempo trascurato salvo un paio (?) di luminose eccezioni. Anche lui è caduto nel dimenticatoio, dopo una grande stagione tra gli anni ’80 e la fine dei ’90. Di ciamo anche che ha pagato a caro prezzo una fuga nell’accademia, di fatto sparendo dalla scena discografica jazz per lunghi anni. Come spiegato nell’articolo, buona parte del noccciolo della sua opera è ormai quasi irraggiungibile, essendo affidato ad etichette inspiegabilmente estinte in un’epoca dove si è ristampata tanta futile plastica. Comunque in ambito streaming è possibile recuperare due suoi splendidi dischi che all’uscita furono molto applauditi. Eccoli:
‘Romance and Revolution’ 1987
‘The African Flower’ 1985 (qui parecchi parlarono di capolavoro…..)
Qui un autentico reperto della collaborazione con David Murray, basta guardare la formazione per rendersi conto del livello a cui siamo:
Clicchino, signori, clicchino, perchè anche nel mondo dello streaming del doman non c’è certezza….. Milton56
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il signor milton e’ il solito sapientone che porta pure sfiga. complimenti a tutti.
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Allora, il fatto di venire venir chiamato in causa personalmente non mi tocca minimamente, sono sopravvisuto ad anni di lavoro in ambienti dove l’attacco personale era la norma e redditizio strumento abituale di carriera. Tengo però a precisare una sola cosa: Tracce ha un’unica ambizione, quella di esser un ‘posto diverso’, di scambio e dialogo alla pari. Per risse, scomuniche ed anatemi rivolgersi altrove, dove si è ben attrezzati per utilizzare a proprio beneficio queste cose. Fatto serio ed importante è invece quello della labilità dei contenuti di una piattaforma come YouTube. Persino Spotify, pur guidata da un occhiuto apparato attentissimo ai propri interessi, sta collezionando ‘buchi neri’ per contenuti rimossi a seguito di ricorsi di terzi. La mia nutrita libreria di questa piattaforma ormai pullula di queste ‘pagine bianche’. Quanto a YouTube, da appassionato di cinema registro solo questo: centinaia di video di film altrimenti irreperibili ed invisibili per in sala che in TV (anche ad ore antelucane) sono stati capillarmente rimossi anche grazie a software automatici utilizzati da agenzie specializzate. Il tutto su istanza di ‘titolari di diritti’ che oltre ad averli rastrellati per un piatto di lenticchie, non hanno né le risorse, né la capacità tecnica di riproporli in visione. Semplicemente contano di rivenderseli con margine. Inutile illudersi che questo non avvenga anche con i contenuti musicali, soprattutto ora che la piattaforma pensa di rivenderseli a pagamento ripuliti dalla pubblicità infestante ormai usuale sui contenuti gratuiti. Teniamo presente che società finanziarie stanno rastrellando a mani basse interi cataloghi musicali per erigersi come agguerriti fornitori di contenuti nei riguardi dei colossi dello streaming. Hanno iniziato all’ingrosso con i divi del rock, presto raggiungeranno anche le nicchie più esoteriche, è questione di mesi. Vogliamo chiamarla ‘sfiga’, impersonale iattura? Io, che sono un residuato dell’ ideologico XX secolo, la chiamo diversamente: ‘censura’. Anche se non c’è dietro un riconoscibile MinCulPop o Zdanov, il risultato è oggettivamente lo stesso. Con i più distinti saluti. Milton56
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Seguendo di più la musica del cinema, trovo molto materiale interessante a disposizione su Youtube e non ho notato un impoverimento di contenuti. Certo, capita di non reperire più video visualizzati alcuni mesi prima, ma viene anche caricato nuovo materiale. Inoltre, ho verificato la possibilità di ridurre la pubblicità attraverso alcune estensioni. Ci sono programmi di scaricamento abbastanza efficaci. Spotify è fruibile in maniera più che decente con un semplice account gratuito.
Non vedo tutti questi problemi, francamente.
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