Ad 81 anni, dopo lunga e invalidante malattia, si è spento il produttore Paolo Piangiarelli, che con la sua Philology ha dato vita ad un catalogo ricchissimo ed ha segnato un periodo molto importante del Jazz nel nostro Paese. Da Jazz-Fans non possiamo che essergli grati per tutta la musica che ci ha offerto. Chi non conoscesse la sua storia può leggerla sul sito ufficiale, ancora online sebbene abbandonato da molti anni.
Il Catalogo, sia Studio che Live





“(…) Per questo non sono editore perché cerco solo la buona musica, non lucro con i miei dischi.È per questo che oggi tutti i dischi sono pieni di edizioni e si evita la Poesia degli standard, l’approccio personale. Konitz lo dimostra, con i suoni naturali che registra in presa diretta, è buona la prima.
Se sai suonare fai i dischi con PHILOLOGY, sennò vai altrove e ci metti 5 gg per fare un disco, poi 5gg per pulirlo e dopo il mixaggio il disco lo puoi buttare nella spazzatura perché non è più quello che hai concepito, è una cosa ripulita, non mi interessa, prego, io voglio il fischio dell’ancia di Charlie Parker e quando Konitz si rammarica che si sente troppa saliva, io gli dico Lee, che te ne frega, sputaci in quel saxofono, ‘chè è naturale, come il colpo del pedale sul pianoforte, se c’è, c’è, perché devi attutirlo?“
Questo significativo estratto da una lunga intervista a Piangiarelli, risalente al 2008, arriva dal fantastico blog “Jazz From Italy” ed è quanto di meglio si trovi in rete per inquadrare anche storicamente la sua figura. Nel link successivo l’intero articolo, che consigliamo caldamente.
http://jazzfromitaly.blogspot.com/2017/02/philology-jazz-life.html
Grazie di tutto, Paolo. Sarebbe bello che tu stia già ascoltando Phil Woods, dopo averlo riabbracciato, lassù.