Quella volta che Ornella volò negli States

Nel cielo dei bar” e “Una sigaretta” di Fred Buscaglione con Gil Evans al pianoforte e Ron Carter al contrabbasso. George Benson che improvvisa su “E penso a te” di Mogol-Battisti. “Poesia” di Riccardo Cocciante per il pianoforte di Herbie Hancock, “Aria” di Dario Baldan Bembo con il flauto di Herbie Mann. E poi Michael Brecker al sax in arrangiamenti di “Amarsi un pò” e “Il mondo” e Steve Gadd alla batteria in “Si viaggiare“. Non è un sogno che incrocia i desideri di un appassionato della canzone d’autore italiana con quelli di un jazzofilo, ma è successo davvero. Precisamente nel 1986, protagonista Ornella Vanoni, la quale, raccontano le cronache, in uno dei suoi momenti di insofferenza all’ambiente musicale nostrano, decise di volare in America con il produttore Sergio Bardotti, portando con sè un repertorio di canzoni italiane di epoche e stili diversi, da Buscaglione a Tenco, Endrigo, Battisti, Dalla e De Gregori, da proporre ad un parterre scelto fra i più noti musicisti di jazz dell’epoca. Il risultato è il doppio LP “Ornella &…, duetti, trii e quartetti“(CGD) , ristampato anche in formato cd in anni recenti, nel quale, accanto al gruppo base costituito da Mike Abene alle tastiere, Tom Barney al basso, Joe Baron alla batteria, John Basile alle chitarre e John Mahoney alla programmazione del synclavier, sfilano i nomi sopra riportati insieme a molti altri molto noti esponenti dell’ambiente jazz, come Chris Hunter (al sax nella bella “Chissà se lo sai” di Dalla), Lee Konitz (al sax contralto nel primo pezzo di Buscaglione ed impegnato a tessere le languide trame di “Ma l’ amore no” brano cantato per la prima volta negli anni ’40 da Alida Valli ) Eliane Elias e Randy Brecker (in “Canzone per te” di Sergio Endrigo).

Il disco, ascoltato oggi, rappresenta più di una semplice curiosità, è una vera antologia di canzoni d’autore studiata come un percorso della memoria o dei sentimenti nazionali, che i musicisti americani interpretano, su indicazioni della Vanoni, alla stregua di standard del songbook americano. Con una veste sonora in parte condizionata dai suoni elettronici anni ’80, ma, a cercar bene, ricca di interessanti parti soliste che accompagnano la voce di Ornella, qui sempre a proprio agio nei diversi ruoli rivestiti, dalla languida vocalist di ballads d’antan alla intensa interprete di autentici pezzi di storia della canzone italiana.

4 Comments

  1. Sinceramente questo doppio album di Ornella mi incuriosi così tanto, per le tante prestigiose colonne Jazz presenti, che mi indusse ad acquistarlo e DELUSO appena ascoltato.
    Mi domandai: chissà quanto avrà speso per realizzare questo lavoro discografico ???
    Capricci della vita di una Donna Artista che cantava: “costano, le donne costano”
    Del video non conoscevo la sua esistenza e scoprirlo ora mi ha dato un po’ di luce nel vedere quei grandi nomi presenti.
    Così, tanto per……

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  2. Sì, il video è bello; bello immaginare l’incontro tra “quei grandi nomi presenti” e la bella voce di Ornella. Ma anche a me il disco deluse; non sono mai riuscita a sentirvi dentro una vera, una buona, “comunione” tra musica e parlato, a parte in alcuni brani.
    Ornella Vanoni gioca meglio in Brasile 🙂

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    1. Anch’io comprai il disco incuriosito, ma mi deluse.
      La considero una occasione mancata per la Vanoni e per tutti noi. Forse intimorita dai giganti (anche alla lettera se guardate la foto di Ornella con Ron Carter) con cui aveva a che fare, non si lasciò andare, non si mise in gioco. Peccato. Il brano più spontaneo del disco a mio parere è “Occhi di ragazza”.

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