Tre serate rinvigorenti, tre serate avventurose, tre serate di risveglio. Titolo azzeccatissimo, quello per il Centro di Ricerca Musicale di AngelicA scelto dal pianista Fabrizio Puglisi, che ha curato la rassegna bolognese “Risveglio: il suono della città” sul palco del Teatro San Leonardo dal 13 al 15 gennaio scorsi.
Risveglio di elementi sotterranei, humus che nutre il terreno della scena musicale creativa sotto le due torri, ma anche orgogliosa affermazione di esperienze e pratiche musicali che da anni agiscono e interagiscono tra loro a Bologna e dintorni. E bene hanno fatto Fabrizio Puglisi e il direttore artistico di AngelicA Massimo Simonini a voler raccogliere e accogliere nello spazio intimo del teatro San Leonardo – che tra contemporanea, avanguardia, jazz e musiche altre apre ogni anno di più lo sguardo a orizzonti sonori avventurosi quanto illuminanti – i vari musicisti dell’area bolognese che si sono qui esibiti davanti a un pubblico numeroso e attento.

Così, la prima serata, giovedì 13 gennaio, ha visto le “microcanzoni” di Vincenzo Vasi – divertissements sonori, esplorazioni vocali, ironiche e autoironiche celebrazioni del quotidiano, tra espressività musicale e gestuale dal poderoso al delicato – seguite dal dialogo attento e sottilmente intenso tra il pianoforte di Nicola Guazzaloca e il violoncello di Francesco Guerri in “Keep your hands free”. A concludere il “giorno 1”, poi, alcuni musicisti del collettivo BlueRing-Improvisers – attivo da quasi un decennio a Bologna e in altre città del centro-nord Italia – con Tobia Bondesan al sax alto, Daniele D’Alessandro a clarinetto e clarinetto basso, Luca Perciballi alla chitarra elettrica, Giuseppe Sardina alle percussioni, e la voce di Anais del Sordo, in un progetto, “Time to be here”, declinato nella cifra dell’interplay di gruppo, con il sound rotondo, ruvido e ben individuato del sax di Bondesan e la chitarra dilatata, onirica e decisa di Perciballi a dare la direzione.

Il “giorno 2” ha visto tre interventi ugualmente diversi, ma comunque collegati tra loro in quanto a interplay: dal “Manuale di liuteria immaginaria” di forte caratterizzazione elettronica e noise di The hack-hack hijack pack, formazione che raccoglie al suo interno figure di spicco della scena italiana jazz e improvvisativa (Piero Bittolo Bon, Andrea Grillini, Flavio Zanuttini, affiancati dall’artista multimediale Alberto Novello, qui però non presente), alle musiche di “Sonoro” della sassofonista e compositrice Giulia Barba, interpretate dal suo quartetto – Daniele D’Alessandro clarinetto, Andrea Rellini violoncello, la stessa Barba al clarinetto basso, e la versatile voce di Marta Raviglia, in una ricerca di grande raffinatezza sul suono e sulle potenzialità timbriche, espressive e di registro del quartetto. Chiusura di serata in ulteriore bellezza, poi, con la prima di Black bolt in a box, quintetto inedito giocato in gran parte sugli strumenti ritmici, a ricordarci una volta di più quanto questi, se utilizzati in modo non necessariamente idiomatico, possano dischiudere grandi potenzialità ritmiche, armoniche e melodiche: due batterie e set di percussioni e oggetti (Stefano Costanzo, Andrea Grillini), un pianoforte (Fabrizio Puglisi), il vibrafono di Pasquale Mirra, e Alfonso Santimone ai live electronics, in un percorso di grande intesa sonora ed emotiva all’interno del collettivo, narrazione ricorsiva costruita con sapienza e senza inutile affanno, con lento crescendo, climax e ritorno nel qui-e-ora della musica in divenire.

Due set di forte impatto sonoro e visivo, infine, il “giorno 3”, con le scanzonate e dissacratorie “Filastrocche” della violinista e vocalist Valeria Sturba e dei Pitrek Spitrek (Giuseppe Franchellucci, Edoardo Marraffa, Stefano Pilla, rispettivamente violoncello, snyth, voce; sax tenore e sopranino; chitarra elettrica ed elettronica), e con l’interazione tra Istantanea String 4et – formazione di impronta contemporanea con Alma Napolitano e Pietro Fabris ai violini, Marcello Salvioni alla viola e Enrico Mignani al violoncello – e i compositori/improvvisatori della Tower Jazz Composers Orchestra (Bittolo Bon, Caliri, Santimone, Dallaporta e Sferruzza), a seguire le suggestioni vitali di “SeedS”, con composizioni che, rigenerate in tempo reale attraverso l’improvvisazione, regalano momenti di grande intensità.

Il suono della città, i suoni della città: suoni multiformi, vibranti, pulsanti, che –simili ai semi di piante e fiori mostrati nel video che accompagnava SeedS –, tenacemente ingegnosi nelle loro strategie di sopravvivenza, attecchiscono, crescono ed escono finalmente alla luce in una splendida varietà di forme e colori. Ci sarà una futura edizione a risvegliarci dal torpore dell’inverno, o forse quest’iniziativa diventerà un appuntamento fisso nel cartellone di gennaio della stagione di AngelicA? Al momento non lo sappiamo, ma possiamo solo augurarci che sia così!
Daniela Veronesi
Le foto sono di Margherita Caprilli
Diamo il benvenuto a Daniela, augurandoa lei e a noi una lunga e fruttuosa collaborazione in nome del comune amore per la nostra musica.