Riprendo il titolo di analogo pezzo pubblicato l’anno scorso al termine del primo sondaggio-giocattolo da noi lanciato, giusto per condividere con voi qualche considerazione sull’esito di quello di quest’anno, magari in chiave meno scherzosa.
Il nostro potente strumento demoscopico si è chiuso domenica scorsa (eh già, ha una scadenza come lo yogurt) con una partecipazione finale di 123 votanti. Eh sì, diciamocelo, siamo un tantino delusi: nella prima edizione del poll internazionale i votanti erano stati ben 333. Soprattutto perché le persone che hanno visitato la pagina del sondaggio 2021 sono state più di 500: dati i suoi contenuti meramente funzionali, si può tranquillamente escludere che un numero di lettori di qualche rilevanza vi sia transitato più volte.
Che riflessioni ricavarne? Molti lettori non hanno trovato forse opzioni che riflettessero le loro preferenze? Ma a questo proposito ci eravamo appositamente dotati di uno strumento software che consentisse l’inserimento di scelte libere del votante (l’opzione ‘Others’ di cui si parlerà in seguito). La rosa dei musicisti proposti rifletteva quelli che avevano fatto registrare uscite discografiche di rilievo nel 2021 e che, quale più quale meno, erano stati riportati alla vostra attenzione con i nostri Best-ioni di fine d’anno, con tanto di link a fonti streaming per il loro ascolto. Decisamente continuiamo ad essere un poco timidini….
Ma noi non demordiamo e non escludiamo di lanciare ulteriori sondaggi (magari con oggetto diverso) per dare voce ai nostri lettori. A mio avviso di ‘best of’ di chi scrive ce ne sono anche troppi, mentre nel mondo jazzistico italiano non si è mai dato spazio significativo alla voce del pubblico: una grave lacuna della pubblicistica nostrana (a cui soprattutto gli organizzatori dovrebbero esser sensibili), all’estero non è così.

Ma veniamo ai risultati. Il nostro ‘Grammy di stagnola’ quest’anno va a Pat Metheny, tra le pochissime vere ‘star’ della nostra selezione. E poi si sa, il ‘partito dei chitarristi’ è sempre forte e vanta un’aliquota non trascurabile di praticanti dello strumento a vari livelli.
Ma immediatamente dietro di lui, veramente ad un’incollatura, ci sono Vijay Iyer, James Brandon Lewis e – sorpresa – Makaya McCraven; questa triade tra l’altro condivide quasi un ex-aequo.

Sul primo i nostri votanti riflettono un giudizio critico pressoché unanime su scala internazionale: Iyer è una vera punta di diamante della scena attuale ed in un biennio tribolato come questo ha avuto il coraggio di costituire un nuovo trio con figure molto distanti dai suoi percorsi precedenti come Tyshawn Sorey e Linda May Han Oh. ‘Uneasy’ è un disco destinato a rimanere e soprattutto ha anticipato in maniera sorprendente – e direi quasi inquietante – sentimenti ed emozioni di questi ultimi difficili mesi.

Il piazzamento di Brandon Lewis ci fa particolare piacere. E’ un musicista che seguiamo da anni con particolare convinzione, come potranno testimoniare i lettori della prima ora (chissà se ce ne è ancora qualcuno che si ricorda il Tracce 1.0…..): e devo dire che non ci ha mai deluso ad ognuna delle numerose prove che ha offerto. Non fa musica né semplice, né facilmente accattivante: questo va ad onore dei suoi elettori.

Makaya McCraven non aveva vita facile in questa consultazione: in primis perché per molti doveva risultare pressoché sconosciuto (pochissimi i suoi passaggi in Italia, soprattutto da leader). Poi perché la sua musica rischiava di esser presa nella tenaglia tra due opposti partiti: per alcuni poteva risultare troppo innovativa e spregiudicata la sua sofisticata stratificazione di passato e contemporaneità, mentre per altri poteva risultare sospetto di esser troppo ‘trendy’ e godibile anche da un pubblico giovanile (“Non sia mai! Restino piuttosto a baloccarsi con X-Factor!” 🙂 ). Invece un gruzzoletto di voti lo mette a tu per tu con musicisti di grande rigore: personalmente sono contento, spero che qualcuno abbia l’idea di farlo ascoltare dal vivo, anche con organico più semplificato rispetto a quello nutrito e complesso dell’album.
E giungiamo finalmente agli ‘Others’. No, non è l’horror gotico con Nicole Kidman e due marmocchi, bensì la categoria che raccoglie le scelte libere dei lettori. Voti dispersi, certo, ma complessivamente un bel pacchetto e soprattutto testimoni di gusti tutt’altro che banali: Mary Halvorson, Jonathan Blake, Toots Thielemans (!), Marquis Hill, Melissa Aldana, Jason Moran, Anthony Braxton, Emmett Cohen, Jakob Bro…. Proprio niente male.
Abbiamo ancora un piccolo capitale di voti da spendere per futuri sondaggi. Cocciutamente pensiamo che ne valga la pena, è in gioco anche il nostro motto ‘from jazzfans to jazzfans’, che abbiamo sempre cercato di prendere più sul serio possibile. Quindi gradiremmo vostre idee e suggerimenti per una prossima indagine che ci aiuti a conoscervi meglio: lo spazio dei commenti è lì a disposizione. Milton56
E per fortuna il 2022 inizia con l’annunzio di altri talenti: Emile Parisien, un fuoriclasse del sax soprano con una band originale e sofisticata, così come l’etichetta che ce li porta