Festival dell’etichetta di area milanese WE INSIST! Records – realtà esistente e resistente dal 2018, fondata con coraggio e portata avanti con tenacia, nei due anni passati di pandemia, da Maria Borghi e Giancarlo (Nino) Locatelli e dal loro team; festival che ha visto avvicendarsi sei concerti, al centro per le nuove culture MO.CA di Brescia, durante gli scorsi 19 e 20 febbraio. Il tutto grazie alla collaborazione con INDICA, che nasce nel 2018 come progetto attorno alla musica d’improvvisazione e di ricerca e in possibile dialogo con le altre arti (e ora attiva all’interno di BAO, “contenitore d’arte, di idee e di saperi” della città), nel contesto di una più ampia gamma di eventi che continueranno fino a maggio inoltrato per INDICA 2022, nella città lombarda. Festival, e allo stesso tempo festa liberatoria di energie, di socialità, e di orizzonti musicali e culturali che da tempo aspettavano di rivelarsi al pubblico in un disegno organico, per come questo è stato tracciato nel tempo passo dopo passo, sin dal primo nucleo di un’idea nata una decina di anni fa – come ci racconta Maria Borghi in una conversazione rubata tra un concerto e l’altro – , con grande accortezza ma anche con quel tocco di sana follia senza la quale non può esistere né visione né direzione.
E dunque, il WE INSIST! Festival si è aperto, sabato sera, con Pipeline 9 – formazione a geometria variabile 3-5-8 qui reduce da una residenza di cinque giorni in preparazione di “A decent run”, album di cui è prevista l’uscita nel 2023 –, con Gabriele Mitelli (pocket trumpet, cornetta, genis), Sebi Tramontana (trombone) Giancarlo Nino Locatelli (clarinetti), Alberto Braida (pianoforte), Gianmaria Aprile (chitarra, effetti, elettronica, carillon) Luca Tilli (violoncello), Andrea Grossi (contrabbasso), Cristiano Calcagnile (batteria, percussioni) e la voce registrata del poeta britannico Tom Raworth (1938-2017), con cui Locatelli aveva collaborato per più di vent’anni.
Concerto d’apertura coinvolgente – le parole di Raworth suono, testo e pre-testo, la sovrapposizione di piani e prospettive, la densità tanto attesa da ampio organico, il turbamento di un carrillon con la voce trasformata nella sua essenza di puro suono – , e che ha visto coinvolti molti dei musicisti che si sarebbero poi succeduti nell’arco della seconda giornata, iniziata in mattinata con la raffinata proposta di Cats in the Kitchen. Si tratta del nuovo progetto di Alberto Braida, con il sodale Calcagnile (Calipso, Multikulti) e Silvia Bolognesi, contrabbassista che si inserisce, qui come nell’omonimo album, con grande agio e piacere – la sintonia tra i tre si era del resto potuta costruire in precedenti collaborazioni all’interno di altre formazioni – portando a compimento un piano trio che sa muoversi in totale interplay nel solco della tradizione più avanzata, tra passione, complicità, momenti di intensa rarefazione e dissonanti inquietudini del presente; un presente che emerge con forza poi anche nel solo di Paolo Gaiba Riva (clarinetto, electronics), prima di riaffiorare, nel tardo pomeriggio, con i successivi concerti.

Di nuovo, l’etichetta presenta qui i musicisti presenti e futuri del suo catalogo, e la rassegna continua con il Mitelli/Edwards/Sanders trio, gruppo di forte intesa, costruita in diversi anni di frequentazioni, e con un primo disco comune previsto per l’autunno. Trio di potente espressività, con Edwards magistralmente fisico al contrabbasso, la libera batteria di Sanders e le sonorità d’azzardo di un Mitelli in gran forma, in un set generoso dove nessuno si risparmia, tanto sudore e l’eccitazione di esserci, insieme, right here, right now. Breve pausa ristoratrice, e un ultimo solo, ad aprire la seconda serata del festival, con Cristiano Calcagnile e il suo progetto ST( )MA – uno dei primi album prodotti dalla WE INSIST! nel 2018 – e, ancora una volta, un set caldo e ricercato, in cui il gesto sonoro è permeato da un senso di naturalezza che non viene mai meno, nei momenti più intimi quanto nell’urgenza espressiva, tra tempo e fuori dal tempo…

E per finire, conclusione della festa di nuovo all’insegna delle collaborazioni internazionali, questa volta in un libero dialogo del violoncello di Tilli e del trombone di Tramontana con il pianoforte e gli innumerevoli oggetti sonori, o resi sonori, di Steve Beresford, grande figura dell’improvvisazione di avanguardia britannica (e tra l’altro direttore della London Improvisers Orchestra da più di vent’anni), che qui si mette in gioco con due interlocutori che già si conoscono da tempo (si veda ad esempio Down at the Docks del 2019), ma che come Beresford sono assidui frequentatori della scena improv italiana ed europea, ed è su questo ideale linguaggio comune che si costruisce senza rete l’interazione a tre. Ultimi botti e ultime scintille, per le due intense giornate di WE INSIST! Festival: una piccola grande maratona di musica creativa, e la vitalità di una certa scena musicale del Belpaese, in tempi in cui non possiamo che insistere nel ricercare la bellezza.

Foto di copertina: Pipeline 9, di Gianni Grossi