Il piano bar in paradiso

La giornata si preannuncia densa e impegnativa fin dalle battute iniziali. Nella meravigliosa cornice di una sala dell’Accademia Carrara si esibisce in solitudine la chitarrista Ava Mendoza.

Davanti al dipinto di Giuseppe Diotti, Antigone condannata a morte, Ava pare dare vita ai personaggi e confondersi con loro. Il suono della chitarra, materico e pieno di pura energia, è uno shock che risveglia anche coloro come il sottoscritto, che hanno alle spalle poche ore di sonno.

Se i timbri felpati e rarefatti di Bro erano carichi della fredda aria nordica, i riff rockeggianti della Mendoza richiamano alla vegetazione lussureggiante dei climi equatoriali. Nulla di scontato ne concessioni ad un rock pastorizzato e pre confezionato ma un continuo flusso di idee e di ritmi. Notevole.

Il pomeriggio mi offre l’opportunità di riascoltare Regis Huby, violinista e leader di una formazione europea ricca di nomi conosciuti. Come sempre Huby si muove su un terreno contemporaneo con una scrittura piacevole e intelligente. Probabilmente la formazione ha bisogno ancora di rodare i meccanismi ma il risultato è comunque gradevole e interessante.

La serata più importante viene affidata a quello che unanimemente viene ritenuto il migliore pianista oggi sulla piazza, Brad Mehldau. E lui che fa? Inanella una sequenza di oltre un ora e mezza fatta da una manciata delle migliori ballads scritte nel 900. Si passa da Cole Porter a David Bowie, una parte importante è costituita da diverse canzoni dei Beatles, ma ci sono anche Stevie Wonder e Chico Bouarque de Hollanda e numerosi altri. Classe sopraffina e tocco vellutato, ritornelli che esplodono nella mente mentre cresce la meraviglia per le variazioni in corsa, i Medley perfetti, l’esposizione asciutta e mai ridondante. In paradiso, se c’è un piano bar, si ascolta questa musica. Piano bar? Bè, in assenza di blues, di swing e di ritmo alla lunga le ballate creano una atmosfera monocorde. Può bastare? Il pubblico dice di sì con entusiasmo, anch’io alla fine sono conquistato dallo charme della proposta, anche se ricordo Mehldau capace di set decisamente più accattivanti. E il jazz? Parzialmente non pervenuto. Forse la prossima volta. Intanto consolatevi con il nuovo album appena uscito. Se riuscite ad ascoltarlo tutto. Poi non dite che non vi avevo avvisato…

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