Mi rendo conto che è da un poco di tempo che non vi parliamo di uscite discografiche, particolarmente di quelle destinate a lasciare il segno nel tempo ed a farsi largo di prepotenza sui nostri scaffali.
E giust’appunto il Grande Spirito della Musica ci viene in soccorso, per di più con una notizia di grande interesse e che sicuramente impegnerà i fogli delle agende di molti di voi. Eh già, perché si tratta per ora di un annunzio: dovremo aspettare sino a settembre inoltrato per iniziare la caccia a quello che sin d’ora appare come un piccolo gioiello discografico.
Come i più attenti di voi ricorderanno, sin dai primi anni 2000 un team di produttori della Sony aveva avviato il recupero di inediti, live e registrazioni di studio integrali e non editate di Miles Davis, soprattutto del periodo post ‘Bitches Brew’, quello della c.d. ‘svolta elettrica, giusto per intendersi. Questa serie di corposi boxes venne denominata ‘Miles Davis – The Bootleg Series’, appellativo fascinoso, ma anche un tantino fuorviante, dal momento che in gran parte si trattava di registrazioni ufficiali, realizzate professionalmente e scartate solo per questione di formato discografico (correvano ancora gli ultimi anni dell’era LP) e di sovrabbondanza della produzione davisiana.
Il fatto che nella pattuglia di curatori spiccasse il nome di Michael Cuscuna, anima della Mosaic Record (per favore batti ancora un colpo…) e artefice con Bruce Lundvall della rinascita di Blue Note Records tra gli anni ’80 e la fine dei ’90, fugava ogni dubbio sulla sostanza e sulla qualità dei materiali proposti, che spesso hanno rivelato un’altra faccia di album davisiani ben noti: quella del laboratorio, del fluviale work in progress di cui i dischi effettivamente pubblicati all’epoca rappresentavano solo la punta di un iceberg, risultante dal minuzioso e determinante lavoro di editing e di montaggio di Teo Macero, vera eminenza grigia (per qualcuno vera ‘anima nera’…) del Miles degli ultimi anni.
Dopo diverse uscite, sembrava che questo viaggio alla scoperta del lato in ombra del pianeta Davis si fosse ormai esaurito, considerata anche la notevole mole di musica emersa, tale da candidare l’ultimo Miles a vero stakanovista della discografia.
Ed invece no: Michael Cuscuna, Richard Seidel e Steve Berkovitz (che nel frattempo hanno collezionato alcuni Grammy anche grazie a questi lavori) hanno ora annunziato l’uscita per il 17 settembre prossimo de ‘Miles Davis – The Bootleg Series Vol.7 – That’s what happened -1982-1985’ , un cofanetto di ben 3 cd, con allegato consistente booklet con saggi ed interviste ad alcuni dei sodali di Davis negli anni ’80, come John Scofield, Mike Stern, Darryl Jones e Marcus Miller (il secondo uomo di ‘Tutu’…).
Nel primo cd si ascolteranno in massima parte registrazioni in studio che provengono dalle sessioni da cui scaturì ‘Star People’, l’album del 1983 che marcò il rientro sulla scena di Miles in modo di gran lunga più convincente del precedente ‘The Man with a Horn’ del 1981, forse gravato da prudenze e compromessi produttivi dovuti alla lunga assenza di Miles. Accanto al trombettista, che si concede anche qualche sortita alle tastiere, sono John Scofield e Mike Stern alle chitarre, J.J Johnson al trombone (!!), Bill Evans ai saxes tenore e soprano, Marcus Miller al basso elettrico, Mino CInelu alle percussioni ed Al Foster alla batteria. Alla consolle l’immancabile Teo Macero, che evidentemente nell’occasione non riuscì ad incanalare in formato editorialmente gestibile il ‘flusso di coscienza’ musicale della band. Come si vede, si viaggia in prima classe, decisamente.
Nel cd sono anche contenuti due brani in cui Miles si prestò come produttore di un gruppo che comprendeva Scofield, Darryl Jones, Robert Irving III (elettroniche) e Mino Cinelu: i pezzi provengono da una cassetta personale (!) di Scofield, che l’ha messa a disposizione per l’occasione. Non per nulla per il cofanetto è stato arruolato il più quotato (e premiato) tecnico del suono di Sony, Mark Wilder.

Il secondo dischetto arriva dal 1985, dalle sedute di ‘You are under arrest!’. All’epoca si addebitò questo titolo ad un ammiccamento di Miles alla ‘retorica gangsta’ che già allora stava cominciando a prender piede. Uno dei molti fraintendimenti poco benevoli della personalità di Davis, che quella frase l’aveva veramente sentita una sera dell’agosto 1959:

L’aggressione poliziesca subita fuori dal Birdland di New York con seguito di arresto poi dichiarato formalmente ‘illegale’ la mattina dopo (ma la cabaret card inspegabilmente gli venne revocata) può esser definita forse la ‘scena primaria’ della vita di Davis, per dirla con quelli della psicanalisi. Nulla dopo fu più lo stesso nel rapporto con le persone e con la società, quella americana in particolare. Nessun successo ed affermazione mondana (che già nel 1959 raccoglieva a piene mani) basteranno a lenire questo trauma, che ancora bruciava ad oltre vent’anni di distanza. Questo ‘memento’ lanciato in piena e trionfante Era Reaganiana ci rammenta che Miles di politica parlava poco o niente, ma a suo modo ne faceva, eccome.
Torniamo al secondo cd, dove oltre a Scofield, Jones e Foster. Compaiono Bob Berg al sax, Robert Irving III alle tastiere, Vince Wilburn Jr e Steve Thornton alle percussioni e batteria programmata, ed in un brano fa un’apparizione nientedimeno che il figliol prodigo John McLaughlin. E’ il momento in cui Davis si impadronisce di ‘Time after Time’ e ‘Human Nature’ sfilandoli a Cindy Lauper e Michael Jackson e trasformandoli in nuovi standard e trampolini per tante sue improvvisazioni, soprattutto dal vivo.
Last but not least, il terzo dischetto comprende un intero concerto dal vivo tenuto a Montreal nel 1983, con Davis in compagnia di Scofield, Evans, Jones, Foster e Cinelu: questo solo materiale dovrebbe esser disponibile come doppio LP già da questa settimana, giusto per solennizzare il Record Shop Day.
“Tu non cambi la musica, è la musica che cambia te”, rispose imprevedibilmente Miles proprio in quegli anni ’80 di cui stiamo parlando. Una ragione in più per aspettare con impazienza questo piccolo box che ce lo presenta per le ultime volte in compagnia di musicisti ancora in grado di dialogare e confrontarsi attivamente con lui, e non semplicemente esser complementari ai suoi grandi afffreschi solitari degli anni successivi, gli ultimi. Milton56
Intanto, un piccolo antipasto…..