Anteloper- Pink Dolphins

Molte cose da dire sul nuovo album degli Anteloper, ovvero la trombettista Jaimie Branch ed il batterista Jason Nazary, assistiti da un consistente corredo di elettronica e dalla presenza in veste di produttore e chitarrista/bassista di Jeff Parker e dal batterista Chad Taylor in un brano.

Partiamo dal titolo : i delfini rosa sono una specie che vive nelle acque dolci dell’America meridionale ma non disdegna il mare, si adatta a diversi contesti naturali ed è a forte rischio di estinzione. Come loro, Branch e Nazary possono vivere in ambienti musicali diversi, plasmando la propria musica in forme perennemente cangianti e creando microcosmi autosufficienti.

Seconda cosa. Miles c’entra spesso nel jazz più visionario che si produce oggi. E qui c’è un tributo esplicito da parte di una giovane collega che, da studente, come primo assolo trascrisse quello di Davis su “Green dolphin street“, ci sono richiami alle dense jams di “Live Evil“, uno degli album preferiti da entrambi, c’è il ruolo di Jeff Parker che, novello Teo Macero, ha lavorato su ore di materiale improvvisato dai due fino a ricavarne i quaranta minuti dell’opera.

Terzo. Anteloper si professano provenienti dalla cultura punk, il che conferisce al loro suono un’immediatezza ed espressività che fa subito piazza pulita dei generi e non si preoccupa di usare oggetti inusuali, giocattoli o suoni alieni, come di mescolare Miles ai Mouse on Mars, Sun Ra a J, DiIla ed agli Autechre, in un melting pot elettronico dal quale spesso emergono nitide e prorompenti, le voci dei due strumenti acustici, tromba e batteria.

Insieme dal 2018, due album alle spalle, “Kudu” e nel 2020 “Tour Beats Vol. 1“, Branch e Nazary conducono nelle correnti agitate di “Pink Dolphins” (Internationl anthem) , la cui cover psichedelica è opera della trombettista, le proprie esperienze personali, dalla band Fly or Die alla Exploding star orchestra fino agli esperimenti per batteria ed elettronica del disco solitario del secondo, “Spring collection” (We jazz records) del 2021.

Il risultato sconcerta ed affascina subito, dai suoni estremi di “Inia” scanditi da una base ritmica kraut rock, sulla quale la tromba irrompe e definisce la cornice melodica mentre tutto intorno l’elettronica pulsa ed impazza. “Delfin rosado” è il brano più connesso al Davis elettrico, groove granitico accentuato dalla mbira di Taylor e tema agile della tromba che si muta in lunghe linee distese, una ipnotica jam che potrebbe proseguire molto più a lungo dei sei minuti e mezzo ritagliati da Parker. “Earthling” si avvale del primo intervento vocale registrato dalla Branch, ed il clima muta ancora verso un blues tinge creato da Parker con un loop alla Kenny Burrel, mixato con un basso post punk: il tutto filtrato da un refrain elettronico che si abbatte come un turbine sulle sensuali cadenze della voce, prima di lasciare spazio ad una coda strumentale intrecciata sui beats hip hop della batteria.

L’ombra di Rob Mazurek si allunga sulla breve “Baby bota halloceanacion” un solo della tromba distorta su apocalittica base ritmica, atmosfere industriali accentuate dall’elettronica che incrementa la spinta percussiva. Infine il brano più lungo e complesso, “One living genus“, quindici minuti di psichedelica esplorazione fra percussioni metronomiche e synths fuori controllo che gradualmente prendono la forma di una accuminata litania rock, quindi la mutano in una melodia jazz introversa, fino a perderla del tutto, sciogliendosi in un vasto mare di rumore astratto.

Questi delfini rosa torneranno spesso a guizzare dalle nostre parti.

https://intlanthem.bandcamp.com/album/pink-dolphins

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