Cinque concerti in un solo giorno mettono a dura prova, ma se e quando ne vale la pena si può provare a vincere l’inevitabile stanchezza. Si inizia al mattino in un altra location da mozzare il fiato, l’Abbazia di Rosazzo, dove al posto dell’officiante messa si esibiscono Javier Girotto e Vince Abbracciante. Un concerto che ho visto meno di tre mesi fa ad Ambria Jazz e che percorre gli stessi binari di eccellenza e qualità. Momento particolarmente emozionante il brano con Girotto al flauto dolce, ricco di nuances andine, il tutto nel ricordo del fondatore del festival, Fulvio Cruciani, scomparso lo scorso luglio. Musica che unisce suggestioni folk, tango e contemporaneità nella particolare visione di due maestri del loro strumento.

Provo ad infilarmi nel concerto di Jazz&Taste alla Cantina Polje e mi ritrovo in un altro ambiente lussuoso e magnifico: una sala nuovissima con ampia vetrata sui vigneti, il camino che riscalda, quattro diversi assaggi di vini del Collio e due bravi musicisti che alzano la temperatura per i 25 spettatori: Stefano Senni al contrabbasso e l’argentino Eduardo Contizanetti alla chitarra. Un’ora di esperienza leggiadra.

Nel primo pomeriggio è la volta del trio di Gabriele Mitelli accompagnato da una formidabile sezione ritmica inglese: John Edwards e Mark Sanders. Set iniziato in ritardo per problemi tecnici e finito troppo presto, quando il trio cominciava a carburare in maniera ottimale. Dopo un inizio di stampo astratto, non particolarmente nuovo, la musica ha preso una piega più intima ed è uscita una bella vena melodica che prometteva ulteriori sviluppi. Ci rifaremo con l’album di prossima uscita.

Fujiwara e Formanek sono certamente una sezione ritmica ragguardevole, ma Thumbscrew si caratterizza per il suono della chitarra di Mary Halvorson. Un timbro inconfondibile, unico, che la chitarra acustica amplificata e distorta rende un marchio di fabbrica estremamente personale. La riprova è nell’ora e poco più in cui il trio ha presentato a Lucinico il nuovo album Multicolors at Midnight da poco uscito negli stores. Pubblico in visibilio per la musica proposta, con nota di merito per il bis con una Halvorson scatenata tra suggestioni rock e un andamento obliquo della chitarra, distorta e dissonante su un tempo pazzesco. Grandi.

Binker & Moses rimangono a Londra per lo sciopero di RyanAir e l’organizzazione trova all’ultimo minuto la disponibilità di Hamid Drake e Pasquale Mirra. Troppo diverse le due formazioni per fare raffronti, ma chi ha rinunciato al concerto serale per il forfait dei londinesi ha commesso un grosso errore, perdendo quello che probabilmente verrà ricordato come il miglior concerto del festival. Due macchine micidiali di ritmo e inventiva che hanno sapientemente alternato crescendi e momenti più raccolti, dando per l’ennesima volta dimostrazione di classe, perfetto controllo dello strumento e un bagaglio inesauribile di idee. L’immancabile versione di Brown Rice di Don Cherry ha trascinato il pubblico all’entusiasmo. Mostruosi, immensi. Ovazione finale. Ola e bacio accademico inclusi seppur virtuali.