IL GIORNALINO DELLE BUONE NOTIZIE (PICCOLE PERO’….)

Parecchi anni fa (parliamo di era pre-Web) qualcuno pensò di fondare un ‘giornale delle buone notizie’: l’idea, pur giudicata interessante, venne subito accantonata per lo scarso potenziale commerciale (già allora l’informazione stava diventando una mercanzia da accatastare su di un banco di mercato). Oggi poi, nell’epoca in cui ci si venderebbe la madre per un click in più, si aggiunge anche il problema della scarsità della materia prima, persino in una piccola nicchia come quella della nostra musica. Ragion per cui bisogna trattare con la massima attenzione le pochissime notiziole che scaldano il cuore.

Le due che seguono poi hanno fatto un po’ da antidoto a due altre notizie, decisamente pessime, che ho deliberatamente accantonato perché le avrei dovute affidare ad un Impolitico in preda ad un accesso di ira incontenibile: e siccome quello si sarebbe accanito a a colpi di sciabola su colossali code di paglia, meglio evitare probabilissime grane a questo piccolo, fragile blog.

La prima ‘buona notiziola’ è decisamente la più sorprendente. Stati Uniti, fine settembre: le statistiche di Billboard (la Bibbia dell’industria discografica americana), registrano un risultato assolutamente inedito: un album jazz è in testa alla classifica degli LP più venduti per due settimane consecutive. Lo stesso disco figura al settimo posto degli album più venduti in assoluto in qualsiasi forma, al sesto di quella dei ‘Tastemaker Album’ (penso quelli che vengono ritenuti indicativi delle tendenze in evoluzione del pubblico). Le classifiche in questione considerano tutti i supporti oggetto di sfruttamento commerciale, ponderandoli attentamente: un LP o CD conta ovviamente per un’unità, per fare la quale ci vogliono 10 album digitali completi scaricati da web, oppure 1.250 streaming (!) attraverso abbonamenti a pagamento oppure 3.750 ascolti (!!) da abbonamenti gratuiti sostenuti da pubblicità. Piccola parentesi: questi rapporti ci dicono chiaramente in quale conto l’industria discografica tenga il mondo dello streaming sotto il profilo della sostanza economica.  

E proprio sotto il profilo dei formati il nostro piccolo campione stupisce ancora: la quasi totalità delle sue vendite sono in copia fisica, con una prevalenza di LP sui CD. Nota bene: circa 20.000 LP in 15 giorni sono una quota massiccia della produzione dell’intera filiera del vinile, afflitta da sempre da una cronica strozzatura produttiva. Forse si tratta di un prodotto lanciato a prezzi popolari? Nemmeno per sogno, la versione LP completa costa ben 70 dollari…. Beh, allora certamente sarà una cosetta un sacco trendy, very cool….. nemmeno per idea, si tratta di una filologica riedizione storica, con tanto di tracce monofoniche, versioni alternative scartate ed anche false partenze. Eh sì, perché si tratta addirittura di un album del 1957; è lui…..

Concedeteveli tutti questi 10 minuti di cielo ampio e limpido, ne abbiamo bisogno….

Che il protagonista di un simile exploit potesse esser solo Coltrane, è cosa che non mi stupisce. Quando in questi giorni cupi vado alla ricerca di un ascolto che schiuda un poco di orizzonte, automaticamente è lui la prima opzione che mi presenta. Mi meraviglia di più che un considerevole numero di cugini yankee, gente che fa un uso molto più ponderato dei suoi dollari di quanto non avvenga da noi, stia investendo una non trascurabile sommetta per mettere fisicamente al sicuro tra le proprie quattro mura un limpido ed aereo capolavoro di più di 60 anni fa. Probabilmente lo hanno fatto avendo in mente il miliardario dal toupet arancione che continua a lavorare alacremente alla Guerra Civile Americana, oppure l’ex apparatchik del KGB dalla mediocre carriera che in vecchiaia ha barattato il freddo razionalismo in cui è stato cresciuto per sanguinari deliri slavofili che sanno tanto di Rasputin; e forse pensavano ancor più ad altri capricciosi deliri di onnipotenza, quelli dei signori feudali del web… In ogni caso chapeau, amici yankee, una bella prova di ‘resistenza umana’, come si diceva ai miei tempi.  

E” del 1991, ma come nuova: basta sostituire un nome…. 😉

E veniamo alla seconda buona novella. E’ un film, che il 28 ottobre debutterà sulla piattaforma Apple TV. Si intitola ‘Black and Blue’, ed è un ritratto di Louis Armstrong, a quanto sembra tratteggiato più che altro ‘dietro le quinte’. Il grande atout del documentario firmato da Sacha Jenkins è stato quello di  poter attingere a molti documenti provenienti direttamente dagli archivi personali del trombettista. Un bel libro uscito quest’anno ci ha fatto scoprire un Armstrong incontenibile grafomane, che da una delle prime macchine da scrivere portatili mitragliava l’America con le sue lettere, telegrammi, progetti ed osservazioni su possibili spettacoli. E già questo stona con un’immagine pubblica naif che fece schermo all’uomo negli  ultimi decenni della sua carriera.

Una splendida collana, peccato per i prezzi però… (ma forse non potrebbe esser diversamente)

Da ‘Black and Blue’ apprendiamo di un ulteriore debole tecnologico di Louis: fu uno dei primi ad acquistare un registratore a nastro. E così alle circa due tonnellate di suoi documenti pervenuti alla Library of Congress, ora si aggiungono una sequela di bobine nelle quali il musicista registrava suoi pensieri, conversazioni con interlocutori ed altro.  Ed in questi nastri spesso si torna sulla questione razziale, che continuava a bruciare anche sulla pelle della prima star multimediale d’America, che pur all’apice del successo e della popolarità continuava a conoscere offese ed umiliazioni. Altro che lo showman inconsapevole e ridanciano che molti hanno voluto dipingere: Armstrong aveva un atteggiamento ponderato e pragmatico sulle questioni sociali e razziali, sentiva la responsabilità di esser un personaggio pubblico di una statura e di un’influenza che noi oggi non riusciamo nemmeno ad immaginare. Prova ne sia che il Dipartimento di Stato, che era riuscito a spedirlo nei quattro canti del mondo con le famose tourneè in cui il jazz veniva usato come biglietto da visita dell’American Way of Life (bella faccia tosta….), non riuscì a persuaderlo a recarsi nel Sudafrica fresco dei massacri di Sharpeville, neanche ricorrendo a velate minacce.

Little Rock, Arkansas, 1957: ci volle la 101^ Airborne Division per metter da parte la Guardia Nazionale dell’Arkansas del Governatore Faubus e per consentire l’accesso a scuola degli studenti neri. E la partita non si chiuse neppure a questo punto..

Ma seguite bene il trailer di ‘Black and Blue’ in coda all’articolo: a parte la splendida, netta frase a 0:46, vedete un po’ di cosa fu capace il ‘pacioso Louis’ di fronte ai fatti di Little Rock (1:26). E tenete presente che non si rivolgeva ad un qualsiasi Presidente, ma al grande stratega artefice della vittoria in Europa. Ed alla fine Eisenhower mandò l’US Army ad esautorare il Governatore Faubus (sì, proprio quello delle ‘Fables of Faubus’ di mingusiana memoria) e la sua Guardia Nazionale dell’Arkansas. Speriamo solo che questo piccolo film non rimanga appannaggio dei soli fedeli Apple, ma conosca circolazione più ampia. Milton56.

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