Il trio festeggia i dieci anni di attività con il settimo album pubblicato da Cuneiform records, concepito nel corso di una residenza dell’agosto 2021 presso City of Asylum, un’iniziativa della città di Pittsburgh dedicata alla produzione letteraria, in seguito ampliata a quella musicale e divenuta, in epoca di pandemia, un vero rifugio per la produzione artistica non virtuale.
Dieci anni di vita per una band dei tempi attuali sono una felice eccezione, che ha consentito a Mary Halvorson, Michael Formanek e Tomas Fujiwara di consolidare la cifra stilistica ormai ben riconoscibile sulla quale avviare anche un lavoro di sottile ma progressiva innovazione: occasione quindi da festeggiare, l’uscita di “Multicolored Midnight” come sottolinea Formanek: “E’un sacco di tempo per una band, e tutti la sentiamo come una grande occasione. Le residenze sono divenute per noi una parte importante del processo di approfondimento e creazione di nuova musica. “.
In questi anni anche noi ascoltatori ci siamo abituati a riconoscere l'”impronta” Thumbscrew, quell’amalgama in libero dialogo di chitarra sghemba e angolare, basso solidissimo e dilagante batteria, quel modo di nascondere le melodie, spezzetarle e farle risorgere in configurazioni inedite, una sintassi unica in grado di coniugare attitudine avanguardista ed accessibilità, la via per farsi apprezzare da ascoltatori di diverse sensibilità e gusti.
Caratteristiche che dall’esperienza Thumbscrew si sono, tra l’altro, poi trasferite osmoticamente a diversi progetti per formazioni più ampie (Ensemble Kolossus, Code Girl) aventi sempre il trio come denominatore comune.
Il nuovo lavoro parte dal lato più dinamico del repertorio, con le scansioni funky di “I’m A Senator”!, punteggiate da una chitarra che a me ricorda, chissà perchè, gli orologi molli di Dalì, ed i labirintici percorsi di “Song for Mr. Humpries“, (dedicata al batterista di Horace Silver, Roger Humphries), intervallati dalle ampie campiture tessute da Formanek, per poi introdurre una pausa attraverso la ballad destrutturata di “Survival fetish“, esempio magistrale dell’arte mimetica del trio.
Elemento di novità, che aveva già fatto capolino nel disco omaggio ad Anthony Braxton del 2020, è l’uso del vibrafono da parte di Fujiwara che caratterizza il lato più etereo e psichedelico del lavoro: in “Shit Changes” l’atmosfera è inizialmente enigmatica con il contrabbasso e le sonorità delle lamelle metalliche che convivono in un campo libero, sul quale una chitarra carica di echi costruisce una struttura tematica sfuggente, “Future Reruns and Nostalgia” sviluppa la semplice sequenza di note ripetuta dal vibrafono in un suggestivo sogno in technicolor, alimentato dall’archetto di Formanek e dalle volteggianti note della chitarra, “Swirling Lives”, uno dei brani firmati dalla chitarrista, offre squarci melodici e soliloqui dell’inquieta chitarra su uno scenario ritmicamente fitto cesellato da Fujiwara. Sempre a firma Halvorson la title track, un’ apparente incursione nei territori folk, subito contraddetta da una geometrica sequenza che circoscrive un solo timbricamente ardito, mentre “Capsicum annuum” e “Should be cool”, fra strutture definite ed astrattezza, vedono dominante il ruolo del contrabbasso del loro autore, vera fucina di stimoli ritmici ed armonici. Si chiude con un titolo che sembra preso da un film, “Brutality and beauty” composto dal batterista ma perfetta sintesi delle caratteristiche del trio, con la chitarra ed il basso congiuranti nella creazione di un un clima frenetico e claustrofobico e lo strumento della Halvorson che, caso unico nel disco, assume anche il timbro di una “normale ” chitarra elettrica nel solo che precede la ripresa del tema.
In fondo una bella sintesi anche per definire la musica del trio, brutalità e bellezza, due elementi in continua alternanza pure fra queste note.

Una informazione pratica: per adesso l’unico modo di accapararsi questo bell’album è l’edizione digitale in vendita su Bandcamp qui: https://cuneiformrecords.bandcamp.com/album/multicolored-midnight-2. Per quella fisica, speremm …. tra le traversie di Cuneiform ed il pessimo stato dei canali distributivi transatlantici le difficoltà sono molte. Ma veniamo a questo trio: “Dieci anni di vita per una band dei tempi attuali sono una felice eccezione”. Purtroppo è vero, per fortuna (e per merito) dei Thumbscrew (i risultati si vedono: mi dicono che la settimana scorsa a Ferrara hanno fatto faville), e per disgrazia della scena jazzistica. Questa costanza nell’affinare il collettivo è purtroppo rara persino sulla scena americana, quanto alla nostra è meglio non parlarne nemmeno. Bisogna ricordare che questo è un carattere genetico irrinunciabile del jazz, campo nel quale il ‘nuovismo consumistico’ è vera piaga. Milton56
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