Breve ritratto di Zoh Amba

Perhaps that’s why many call it free jazz, but Amba won’t pigeonhole her experience. “It’s not spontaneous. It’s not free jazz,” she says. “It’s none of those things. It’s from the heart.”

Nel variegato universo dei musicisti jazz, un ruolo molto importante per gli appassionati è rappresentato dalle nuove generazioni che si affacciano alla ribalta internazionale. Per fare un esempio personale, la scoperta dal vivo al festival di Bergamo dello scorso marzo di Ava Mendoza è stata piacevolissima e intrigante.

Non sempre però è possibile riuscire a “pesare” in concerto i giovani che emergono, soprattutto se provengono dall’altra parte dell’oceano Atlantico. E’ il caso di Zoh Amba, una ventiduenne sassofonista e flautista che si sta facendo notare in questo 2022 per la bellezza di quattro nuove uscite discografiche, più una quinta prevista nel mese di novembre.

In questo caso il nuovo è una nuova scoperta, ma non necessariamente un primo disco, ma una messe di album in cui è possibile leggere una ravvicinata maturazione progressiva e costante. E poiché non siamo nel mondo usa e getta del pop di consumo, la musica di Zoh Amba è davvero una novità, perlomeno per gli appassionati che apprezzano l’improvvisazione più estrema e radicale. È nata il 27 aprile 2000 ed è cresciuta nella piccola città di Kingsport, nel Tennessee, da sempre interessata alla musica,  ha iniziato a suonare la chitarra a casa. Quando era al liceo, ha visto un documentario a scuola in cui si è imbattuta per la prima volta nella musica di Charlie Parker, cosa che l’ha scioccata e ha aperto le sue orecchie alle sonorità del sassofono. Da adolescente, ha acquistato un sax e ha iniziato a studiare lo strumento. 

In una intervista al New York Times raccontava che sua madre detestava il suono del sax mentre si esercitava, finchè un boschetto vicino a casa divenne il suo spazio per le prove. Dopo aver assimilato Parker e Coltrane, comincia a cercare artisti meno noti. “Sono sempre stata alla ricerca di strumentisti dal suono oscuro, quelli di cui si parla meno, come Frank Wright, Kaoru Abe, Arthur Doyle, Frank Lowe. Mi hanno completamente cambiato la vita “, dice. “ Ho sentito Albert Ayler quando avevo 13 anni. E ascoltare quella musica mi ha fatto apprezzare di essere viva e di avere un cuore che mi batte nel petto. Tutte queste persone mi hanno insegnato ad avere coraggio. Non solo mi hanno mostrato come si suona, ma mi hanno fatto sentire che è bello vivere, essere te stesso, tuffarti nel profondo del tuo cuore e non avere paura di nulla. David S. Ware l’ha fatto per me  e prima di me”, dice l’artista nelle note di copertina del suo nuovo album, “Bhakti”. 

Dopo aver terminato il liceo, decide di studiare musica per davvero, si trasferisce al Conservatorio di San Francisco. Ma la modalità di insegnamento tradizionale della scuola era diversa da quella che stava cercando. Nell’autunno del 2020, all’età di 20 anni, si trasferisce a New York. Una delle idee era quella di prendere lezioni con David Murray, cosa che ha finito per accadere ed essere un passo importante nella maturazione di Zoh.

” Suonavamo molto forte insieme, urlavamo nei sax e lui diceva: ‘Dai, dammi di più ‘”, racconta Amba della sua esperienza con Murray. È lui che mi ha incoraggiato, tipo: ‘Non fermarti, continua, fammi sentire, vai oltre.‘” E il risultato di ciò può essere ascoltato nella loro musica. Il sax tenore di Zoh Amba ha una presa energica, segnata da attacchi penetranti, un respiro tagliente che non nega l’ eredità urlante .di Ayler e Ware (senza dimenticare che per lei musica e spiritualità sono inseparabili). Sul flauto, il suo secondo strumento, c’è invece una presa più rilassata. Dopo la sua esperienza con Murray, ha trascorso del tempo al New England Conservatory di Boston. A metà del 2021, torna a New York, determinata a stabilirsi in città e suonare la sua musica. Ed è allora che tutto è accaduto molto velocemente. Da che aveva mai suonato in un concerto professionale o entrata in uno studio, nei mesi successivi è successo tutto in una volta. Inizialmente ha suonato in concerto con il batterista Francisco Mela, un immigrato cubano, che ha esplorato le vie del free jazz con molta particolarità. Con Mela entra per la prima volta in studio, nell’aprile 2021, per registrare l’album in duo “Causa y Efecto”. Mela la  presenta successivamente a William Parker. Poi incontra Tyshawn Sorey e il pianista Vijay Iyer, con il quale si è esibita in duo nell’ottobre 2021. E da lì sono arrivate diverse opportunità per registrare e suonare con molti degli artisti più importanti della scena free jazz ontemporanea. 

Amba ha iniziato a registrare lo scorso anno, ma tutti i suoi dischi sono usciti nel 2022. Pochi artisti possono dire di aver pubblicato così tanti album nel loro anno di debutto. Per quanto sembri sicura di sé,  è ragionevole avere la sensazione di vedere davanti a noi una artista in formazione, e tutto ciò è ben documentato dagli stessi album pubblicati.  Questa nuova voce ha portato qualcosa di fresco nella musica libera contemporanea, con il suo miscuglio di melodie folk, ritornelli ipnotizzanti, incantesimi ripetuti e free Jazz potentemente eseguito. Il suo suono è coraggioso e audace, la padronanza dello strumento è notevole,  che si tratti di brevi frammenti di melodie  o di ronzii smorzati e acuti cigolanti, producendo un suono sicuro intriso di spiritualità.  . 

Il primo album registrato da Amba è Causa Y Efecto,  una sessione del 12 aprile 2021  pubblicata solo a settembre di quest’anno, la sassofonista unisce le forze con il percussionista e batterista Francisco Mela. 

Pochi mesi dopo, Zoh Amba torna in studio con Francisco Mela per l’album O life, o light. Ma questa volta è coinvolto il leggendario contrabbassistaWilliam Parker. A differenza del progetto precedente, dove i crediti erano divisi, questo è un trio guidato da Amba, che cosi’ accresce la sua responsabilità nel progetto. L’album contiene quattro brani , in cui possiamo sentire più profondamente l’energia bella e rinnovatrice del suo respiro.  

John Zorn è anche un produttore e scopritore di nuovi talenti a cui dà l’opportunità di farsi conoscere sulla sua etichetta Tzadik. E non ci vuole molto per vedere Zoh Amba girare intorno alla scena zorniana. L’incontro ha portato alla registrazione di Oh sun.  Nel novembre 2021, Amba è entrato in studio con Micah Thomas (piano), Thomas Morgan (basso) e il veterano Joey Baron alla batteria. Ci sono sette brani e Zorn partecipa a uno di essi (“Holy Din”), incrociando il suo sax alto in un duello con il tenore di Amba.

Bhakti vede all’opera un altro quartetto: Micah Thomas al piano, Matt Hollenberg alla chitarra e  Tyshawn Sorey alla batteria. Registrato ai Park West Studios, Bhakti vede Amba focalizzata solo sul sax tenore, mostrando linee di improvvisazione elaborate e accurate come mai prima d’ora. Su tutti i brani spicca “Altar-Flower”, che apre il disco con i suoi 29 minuti di alta energia. Il  miglior lavoro insieme al precedente Oh Sun. Incoraggiato dall’esplosiva esibizione di chiusura del Vision Festival 2021, il sassofonista e produttore Chad Fowler ha avuto l’idea di riunire alcuni dei presenti quel giorno per una sessione di registrazione. E così ha riunito ai Park West Studios, a Brooklyn, New York, questo sestetto. Fowler ha chiamato gli amici che hanno registrato per la sua etichetta Mahakala Music, Matthew Shipp, William Parker, Ivo Perelman e il batterista Steve Hirsh ai quali si è unita  Zoh Amba. Ci sono voluti due giorni in studio per registrare i cinque pezzi intensi che compongono Alien Skin . Album in uscita l’11 novembre.

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