“Red Emma” è una composizione del trombettista statunitense Dave Douglas, registrata nel 1994 per l’apertura dell’album del suo Tiny Bell Trio con Brad Shepik alla chitarra ed il batterista Jim Black, un progetto che si proponeva di coniugare l’attitudine avanguardista di Douglas con influenze provenienti dalla tradizione musicale est europea del novecento, a partire da Kurt Weill. Quella formula, che produceva una musica dal forte impatto ritmico pur facendo a meno del basso e che venne replicata in successive prove di Douglas fino ad un disco dal vivo registrato nei concerti europei del 1997 ed all’ottimo “Songs for Wandering Souls” pubblicato da Winter &Winter due anni dopo, deve avere affascinato i tre giovani musicisti emiliani che hanno adottato il titolo del brano quale propria ragione sociale, e deciso di muoversi, almeno in termini di organico, sulle medesime coordinate dell’intuizione del creatore del Tiny Bell Trio.
“To Keep The Clouds Company” primo lavoro discografico dei RedEmma, ovvero Matteo Pontegavelli, Michele Paccagnella e Giacomo Ganzerli, realizzato grazie al contributo del progetto Sonda Music Sharing, Centro Musica Modena e Regione Emilia Romagna, con la collaborazione in veste di ospiti di Marcello Allulli al sassofono e Francesco Ponticelli al contrabbasso, è un esordio che, pur scontando l’esperienza relativa di musicisti poco più che ventenni, rappresenta un lodevole e coraggioso tentativo di costruire un’identità musicale dai connotati ben definiti. Nei quali la palette delle influenze si amplia, rispetto al gruppo guida, a ricomprendere molte altre suggestioni, dal funk alla world music. Il lavoro si apre con la spigolosità di un tema che sembra attinto da Ornette, “Back and forth” con il sax in evidenza, ma è poco più di un omaggio. Si registra invece, quale tratto distintivo, un’attitudine a movimentare le composizioni con una spinta funky e spigolosa alimentata, insieme alla ritmica di Ganzerli, dal costante interscambio, nelle vesti di solista e sostegno, della tromba e della chitarra: in questa cornice si inquadrano le cadenze screziate di elettronica di “Afro“, la trasfigurazione della tradizione in un “Blues” saturo di elettricità, e la vorticosa “7″, che lascia spazio ad una sezione improvvisata foriera di interessanti sviluppi in veste live. Altrove emerge una vena melodica dai contorni non scontati, con le volute ad ampio respiro di “Breath” la vena romantica mediterranea di “Home“, impreziosita dal sax di Allulli, ed una cover di un brano di Sir Paul Mc Cartney, “Waterfalls” tratta dal suo secondo album solista. La title track rappresenta una sorta di sintesi delle due anime, con un tema malinconico adagiato sulla sostenuta base ritmica sostenuta ritmicamente, e l’intenso climax prodotto dal solo della tromba. Alla fine, nella bonus track “Arpeggi“, complice il contrabbasso di Francesco Ponticelli, la voce dei Red Emma sembra assumere i caratteri più definiti ed originali: una sequenza iterativa della chitarra lascia spazio ad un solo della tromba immerso in uno spazio popolato da riverberi e rifrazioni ritmiche, con lo sviluppo affidato a traiettorie parallele dei due strumenti che convergono finalmente sul tema di partenza. In trio da annotare in agenda per gli anni a venire.