La stupidaggine musicale (vedi link ) l’ha pronunciata Donatella Tesei, presidente della Regione Umbria, durante un incontro con la stampa per la presentazione di Umbria Jazz. Siamo abituati all’ignoranza musicale (e non solo) dei politici nostrani, ci sarebbe un discreto campionario di scelleratezze che preferisco risparmiarvi, ma la boutade della Tesei serve da spunto per un breve commento sulla edizione del cinquantesimo di Umbria Jazz.
https://www.perugiatoday.it/video/umbria-jazz-regala-concerto-bob-dylan-per-50-anni-.html
Naturalmente durante l’incontro non sono mancate altre perle, questa volta dette da persone “competenti”, come il presidente della Fondazione Umbria Jazz:
“Una edizione così non si è mai vista – ha affermato Laurenzi, ringraziando la Presidente Tesei per ‘il supporto materiale, ma anche per l’incoraggiamento e l’apprezzamento’ – Sono già stati venduti oltre 11mila biglietti per i sette dei dieci concerti al Santa Giuliana finora in prevendita e ci sono tutte le condizioni per superare i risultati dell’edizione del 2019, che è stata una edizione record”.

In effetti Laurenzi ha doppiamente ragione: mai vista una edizione cosi’ loffia, ruffiana e priva di una visione che dir si voglia sullo stato attuale della nostra musica, ma il numero degli abbonamenti sta a significare che Pagnotta & c hanno visto lontano. Prendiamone atto, il pubblico è musicalmente ignorante ma assai benestante visti i prezzi non propriamente da saldo estivo, e accorre comunque, sia per il grande jazzista Dylan (biglietti da 92 o 172,50 euro) che per il massimo cantore del folklore uzbeko, Bollani (da 40 a 86 euro). Ma in programma ci sono anche altri jazzisti di chiara fama come Paolo Conte (da 92 a 161 euro) o Mika (da 69 a 92 euro, regalato) . Vi risparmio altre prelibatezze, che comunque potete visionare sul programma del festival, e passo ai veri jazzisti: pochi, una netta minoranza, e, grosso modo, per quanto di alto profilo, sempre gli stessi. Un festival spento, che ha smarrito la visionarietà e la propositività da molti anni, piegandosi esclusivamente alle ragioni economiche, che, va detto, esistono e sono pressanti per ogni tipo di manifestazione culturale. Ma proprio qui sta il punto: Umbria Jazz è cambiata, come molti altri festival del resto, non fa più cultura bensi’ intrattenimento. Clamoroso il silenzio di quasi tutti i media, quelli generalisti giustificati da beata ignoranza, ma anche di quelli dedicati alla musica jazz, ma si può ben comprendere, la pubblicità è vitale…
I partecipanti descritti sopra NON HANNO MAI SUONATO JAZZ. Nessuno di loro conosce il significato della parola. Il Il JAZZ significa improvvisazione, ogni musicista ha lo spazio per esprimersi, i tasti e le corde sono percosse. Queste sono alcune delle caratteristiche del JAZZ. Il resto è speculazione. Bollani poi… sarà anche valido tecnicamente, ma la sua testa ragiona come Walt Disney.
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In quei giorni daro’ sfogo ai miei vinili. È cosa che costa assai meno e posso bere e fumare durante l’ascolto. Comunque non è andazzo nuovo questo, sfondoni compresi
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sento che questa nuova Presidentessa della Regione Umbria (esponente di tezo piano della c.d. “Lega Nord”) ci darà nuove brillanti soddisfazioni. L’importante, come SEMPRE, dylaniati o meno, è la Pagnotta! (and his legacy)
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Che poi io ho un debole per pane e pomodoro, ma temo non sia la stessa pagnotta. Ce ne faremo una ragione. Forse!
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Tristezza
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Per fare un festival che sia anche , e dico anche perché ci sono gli aspetti economici di cui tenere conto, un momento importante da un punto di vista culturale, ci vuole anche una visione di prospettiva ma, purtroppo, spesso la classe dirigente, politica e non solo, non vede oltre il domani, e domani è già tanto.
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Non ho mai amato Umbria Jazz, nemmeno ai suoi massimi. Ora posso dimenticarlo del tutto, serenamente
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Bè, Paolo Conte è diventato un jazzista già con il suo concerto alla Scala almeno secondo Repubblica (vedi articolo di Gabanelli).
L’unica consolazione è che Dylan e Conte almeno apprezzano il jazz, Mika non saprei. ollani almeno non si porta la famiglia ed è già qualcosa…Certo il jazzista che faceva dischi in duo con Rava, col trio italiano ed europeo, big band, suonava Gershwin e Poulenc, si cimentava con la musica di Zappa, ce lo siamo ormai giocati a parte giusto qualche concerto classico a Santa Cecilia dove è riuscito a farsi accettare dai “professoroni” da Conservatorio.
Qualcosa d’interessante c’è, ma non si può non rilevare un desolante imbarazzo a scorrere il cartellone. Sorvolo sullo sfondone mostruosamente fantozziano della “Governatora” che mostra la crescente e temo irredimibile ignoranza della classe dirigente italiana, purtroppo specchio della società civile ad ogni livello.
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Scusatemi. Capisco le perplessità su Bob Dylan ed altri nomi ma sinceramente non riesco a comprendere il livore riguardo a Bollani.
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Da parte mia posso dirti che la frase era assolutamente ironica, ho scritto Bollani ma avrei potuto nominare qualsiasi altro protagonista di UJ.
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…che sconforto leggere le sue impressioni… Ho sempre immaginato e sognato di poter assistere a festival come Umbria Jazz. Ora mi rammarico di non esserci stata quando certi festival erano davvero un palco libero dove i grandi e gli emergenti facevano sognare ed emozionare . Disorientata, continuo nell’ascolto solitario di ciò che ho sempre amato e mi affido alla sua penna e a quella dei suoi colleghi per cogliere le poche ma preziose novità . Cosa pensa del festival che ogni anno Paolo Fresu organizza nella sua Sardegna? Ne ho sentito parlare molto bene e mi piacerebbe andare a mischiarmi tra il pubblico che siede sulle balle di fieno o dove capita e ascolta Jazz senza troppi fronzoli e vip da assoldare…
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Valeria, su Time in Jazz lascio la risposta al collegaa Rob53 (anche perchè non ne conosco il cartellone). Quanto ad Umbria Jazz (?!?), anch’io ho il rimpianto di non averla frequentata di più al momento giusto, anche se ancora nel 2010-2011 si assisteva ad edizioni interessanti. Comunque, ‘morto il Re, evviva il Re (nuovo)’. Ci sono molti altri festival in giro per l’Italia. E’ vero che molti sembrano cloni l’uno dell’altro, ma ce ne sono ancora che hanno una loro fisionomia riconoscibile e soprattutto un rapporto intelligente e creativo con l’ambiente in cui si muovono. Qualche nome a caso: se sei fortunata ed abiti a Roma, Summer Time, la stagione estiva della Casa del Jazz, offre un lunghissimo cartellone denso di proposte interessantissime sia sotto il profilo dell’esplorazione che della godibilità nel quadro del bel parco di Villa Osio. Se ti interessa capire verso dove sta mettendo la prua il jazz di oggi, il prossimo weekend Novara Jazz offre un’occasione imperdibile; anche qui gli ambienti hanno un ruolo importante, non a caso le due anime del festival sono entrambi architetti. Altra Menzione la merita Fano Jazz by the Sea, altro festival con più di 30 anni sulle spalle, che oltre ad un palco principale ultimamente più glamour e giovanilista rispetto a tempo fa (ma niente kitsch e nostalgia canaglia formato American Express come a Perugia…), offre un bel panorama del ‘giovane jazz in Italia’ che ha pochi confronti altrove per completezza e curiosità. Anche qui le location calzano molto bene sulla musica ed il festival ha un rapporto molto intenso con la città. In ogni caso, ricordiamo che siamo anche noi del pubblico a ‘fare i festival’, sia andandoci, che non andandoci… ;-). Una platea anche non immensa, ma fedele e curiosa, è il capitalee più prezioso che può garantire anche alle manifestazioni meno orientate al business vitalità e soprattutto crescita futura. Buona caccia. Milton56
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Grazie di cuore, Milton56. Prendo appunti e segno ogni singolo suggerimento. Io vivo nel profondo Sud 😉 ma devo dire che anche qui c’è fermento. L’opera meritoria di Raffaele Casarano e del suo/nostro Locomotive Jazz Festival smuove anime e coscienze ma è ancora troppo di nicchia e si regge per fortuna principalmente sulla volontà di non pochi appassionati. Siamo agli inizi e questo è un bene. La speranza è di mantenere sempre alto il livello anche con pochi soldini e non svendersi al famoso millantatore di turno. Viva Dodicilune e tutte le case discografiche nostrane che mantengono vivo il sogno di tanti musicisti che non nascono per caso ma hanno solide basi e tanta voglia di fare Musica. Buona estate in Jazz a te e a tutti noi.
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Ricorda che la Puglia è la California d’Italia…..
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bella immagine!
La costa del Salento come la West Coast … (magari!)
😘
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Cercherò di essere il più obiettivo possibile: anch’io cara Valeria ho coltivato per anni il sogno di approdare a Berchidda. Per quanto rimango dell’opinione che un musicista non dovrebbe essere anche direttore artistico (per evitare scambi di favori e conflitti di interessi), va però riconosciuto a Fresu l’indubbio merito di aver creato e fatto crescere un festival musicale, ma soprattutto l’economia di un piccolo paese dell’entroterra sardo che diversamente il turismo non avrebbe mai conosciuto. Tanto tempo è passato dagli anni più interessanti, oggi il festival ha importanti sponsor e un successo di pubblico che, probabilmente, hanno spostato alcuni equilibri. I cartelloni programmatici anno dopo anno hanno strizzato l’occhio sempre più a certa canzone d’autore, il jazz è sempre meno presente, in maniera quasi similare allo stesso Fresu, sempre più un intrattenitore e sempre meno jazzista. Quest’ultima mi è scappata, parere del tutto personale, ma in effetti se guardi ai dischi degli ultimi anni ….Per me, che seguo questa musica da oltre mezzo secolo (ehmm…) Berchidda non è più un punto di riferimento, e concordo con i nomi proposti da Milton. Però questo non toglie la dimensione ancora autentica della gente sarda, la bellezza del territorio e, magari, anche qualche buon concerto. Io abito invece in un piccolo borgo nel profondo nord, e, a parte Milano, Novara e Bergamo, i punti di riferimento più importanti per l’ estate festivaliera vengono dall’Austria, dalla Svizzera e dalla Slovenia. In poche parole, per ascoltare la musica che amo devo viaggiare…
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e allora che viaggio sia! È un lusso potersi concedere viaggi del genere ma se si ha la possibilità, bisogna andare e ascoltare e raccontare a chi non può farlo. Grazie ancora per l’impegno e l’onestà intellettuale che vi contraddistingue oltre la passione che ci mettete . Siete il mio principale punto di riferimento per non “invecchiare ” musicalmente (chiudendomi nelle cose che mi piacciono da sempre) e per non “rimbambire” adeguandomi a quello che gira e si fa chiamare Jazz. Questo è per me di grande sostegno. Un caro abbraccio e buona estate di Musica Bella.
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