Dannie Richmond – Dionysius (Red)

DANNIE RICHMOND QUINTET – Dionysius (Red Records) Supporti disponibili: CD/LP

Rispunta dalle nebbie di una discografia piuttosto rarefatta un gioiellino del 1983, uno dei migliori, nonché l’ultimo, episodio quale leader del batterista Dannie Richmond, jazzman dalla vita tormentata che come nessun altro seppe capire e fondersi con l’anima musicale del genio assoluto Charles Mingus, in una lunga e feconda stagione che va da “The Clown” (1957) fino a “Me, Myself and I” (1978).

“L’essenza del drumming”

Registrato in una sola giornata in uno studio di Bari, profittando di una serie di concerti europei che impegnavano il quintetto, quest’incisione fu fortemente voluta dal grande Alberto Alberti, e non è più stata ristampata per alcuni decenni, finendo sul classico fondo del cassetto. La nuova Red Records conferma ora il suo acume nel mettere mano al repertorio del proprio catalogo, riprendendo il master originale e ristampandolo dandogli una nuova veste, ovviamente smagliante, noi abbiamo avuto occasione di ascoltare la versione su supporto CD apprezzandone grandemente le dinamiche e la pulizia del suono ottenuta. Il disco ritrovato suona quindi ora come mai prima, ed è un piacere quasi fisico ascoltare il quintetto di “vedovi” mingusiani che si lancia in cinque brani estesi, divisi nelle classiche due facciate da LP, con tre originals sul lato A e due celebri temi di Mingus sul B, ovvero “Three or Four Shades Of Blue” e “Peggy’s Blue Skylight”. Si tratta, in soldoni, di hard-bop d’alto livello, imbevuto di soluzioni avanzate, nel più schietto spirito dell’uomo di Nogales, che viene evocato nella title-track griffata Richmond, un brano in cui rivive il mito di Dioniso, divinità misteriosa e gaudente, ribelle ad ogni costrizione, un vortice d’ebbra energia per un tema circolare di poche note in cui brillano il sax di Ricky Ford, con approccio e soluzioni molto avanzate, e la veloce tromba di Jack Walrath, che gioca brillantemente sui sovracuti.

Si segnala nella facciata “A” anche il tema di Ricky Ford che apre l’album, “Flying Colors”, titolo dell’album Muse che il sassofonista aveva inciso nel 1980, quando era una rising star profondamente influenzata da Dexter Gordon (peraltro del glorioso Ricky Ford, tutt’ora in attività, abbiamo già discettato su queste colonne: https://traccedijazz.com/2022/09/16/monsieur-outsider-ricky-ford-pauls-scene/ )

Se l’ingombrante ruolo di bassista viene ottimamente preso in carico da un giovane Cameron Brown merita una menzione particolare il pianista post-bop di Detroit Bob Neloms, “mingusiano” rimasto attivo fino agli anni ’80 e scomparso del tutto dimenticato nel 2020, che punteggia tutto l’album di mirati interventi che sarebbero piaciuti al suo leader più celebre. Quanto al senso della misura sottolineiamo senz’altro la prova del capobanda Dannie Richmond che si prende giusto un paio di assoli a segnare il territorio, ma dirige le operazioni del quintetto con grande sagacia e inventiva, spandendo swing in ogni pertugio dimostrandosi un fuoriclasse tout court dello strumento, un musicista il cui ruolo nel successo planetario di Mingus non verrà mai abbastanza sottolineato.

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