Roberto De Nittis – “Maè”(Caligola)

Il secondo disco del pianista foggiano Roberto De Nittis, a seguire “Dada” che gli valse nel 2019 il Top Jazz quale nuovo talento italiano, è un percorso tematico ed immaginifico dedicato alla città di Foggia e ad uno dei suoi più illustri esponenti musicali, il compositore Umberto Giordano, a cui è intitolato il locale Conservatorio. “Maè“, pubblicato nei mesi scorsi da Caligola records, prova ad immaginare, in musica e nel riuscito apparato grafico a cura di Carmine Bellucci che correda la registrazione, un ritorno del compositore lirico, vissuto a cavallo fra ‘800 e ‘900, nella sua città natale fotografata oggi, ritraendolo, in immagini, con i suoi abiti ottocenteschi fra la folla di un mercatino o per le strade della città con un fascio sfuggente di spartiti sotto al braccio, ed in musica mentre ripercorre luoghi e tradizioni locali, oppure riflette sulla propria vita passata da una prospettiva immateriale. Nei nove brani, registrati affiancando un trio jazz composto da Riccardo Da Vinci al contrabbasso e Marco Soldà alla batteria all’Orchestra Sinfonica Young del Conservatorio Giordano diretta da Andrea Palmacci, il giovane pianista pugliese compie un vero e proprio viaggio nella memoria e nella cultura personale, abbinando, attraverso la figura del proprio mentore, le due passioni principali della carriera di musicista, quella originaria nella musica classica e la più recente che lo ha condotto lungo le strade del jazz. Ed uno dei tratti più interesanti del lavoro è proprio l’attitudine a far suonare l’orchestra come fosse uno strumento, affidando al largo ensemble di stampo sinfonico partiture suggestive e ricche di colori dal forte potere evocativo, e cercando una sintonia dialettica con il ruolo del trio jazz.

Accanto ad episodi di stampo immaginifico come l’iniziale “La banda colta“, che rieccheggia atmosere tipiche di Nino Rota, o “La ballata di Giordano” avvolta in un melodico tappeto orchestrale, compaiono, infatti, episodi di originale sintesi fra sinfonica e jazz, orchestra e trio, come “Umbè” che vede dialogare gli archi con gli assoli in sequenza di contrabbasso, pianoforte e batteria o “Bancarelle“, attraversata dalla vena di un ostinato pianistico che presto coinvolge l’intera orchestra in un gioco di chiamata e risposta.

La sensibilità melodica di De Nittis emerge evidente in “Madia“, una ballad dal tema tanto semplice quanto evocativo condotta principalmente dal trio che verso il finale assume tinte più decise con il crescere dello sfondo corale, o nella title track, oscillante fra momenti pacati e pieni orchestrali, nella quale il pianoforte si ricava uno spazio solista assorto ed intimo, suggellato dall’intervento delle ance.

Don Gaetano” e “Struscio” giocano invece a confondere ancora le carte, la prima mescolando un movimento bluesy notturno e sornione di pianoforte ed orchestra con escursioni soliste del bassoon di Francesco Pio Russo e del contrabbasso di Di Vinci, la seconda imbastendo uno swing dadaista con sezioni dell’orchestra impegnate in chiave giocosa ed astratta.

Consiglio finale. Dopo l’ultimo brano “Napoletana“, un’ onirica cavalcata a briglia sciolta che vede la partecipazione della clarinettista Zoe Pia in un solo geneticamente modificato dalle cadenze progressive, non fermatevi alla prima pausa perchè qualche secondo dopo comparirà una sorta di ghost track nella quale il toy piano, strumento amato da De Nittis, intesse un amabile dialogo con l’orchestra, quasi una colonna sonora per un immaginario balletto dove i passi di danza sono scanditi dai tastini del giocattolo.

Un lavoro dalla marcata impronta compositiva realizzato con amore ed immaginazione, grazie al quale possiamo entrare in contatto con i diversi mondi di Roberto De Nittis .

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