Novità nella tradizione: Andrea Zacchia Trio – “Hbpm” / Linda Gambino – “Unexpected”

Nella lunga lista di celebrazioni per il centenario della nascita di Wes Montgomery può rientrare a buon diritto anche l’opera prima del chitarrista Andrea Zacchia, formazione presso scuole romane e su palchi di mezza Italia, ed artefice di un classico hammond trio completato da Angelo Cultreri alle tastiere e Maurizio De Angelis alla batteria. “HBPM” (high beat per minute ) pubblicato in questi giorni da Wow records, è una bella vetrina dello stile chitarristico del quarantenne Zacchia , influenzato tanto da Montgomery e suoi epigoni quanto dal vocabolario originale di Pat Martino, e dotato di un fraseggio agile e molto curato nei dettagli.

La ricchezza e varietà timbrica offerta dall’organo di Cultreri ed il drumming perfettamente calato nelle dinamiche dell’hard bop di De Angelis completano il quadro di una mezz’ora abbondante di musica rilassata, dinamica ed intima nell’arco degli otto brani. Fra i quali troviamo, oltre ad omaggi a Wes (la title track e “Song for Elias” ) un paio di episodi in chiave jazz bossanova come l’originale “The ambush” e la cover di “How insensitive“, la celebre “Nuages” di Django Reingardt, una “Giordano’blues” che mette a prova la capacità del trio sul tempo sostenuto, e due standards tratti da celebri musical come “The days of wine and roses” di Henry Mancini” e “Send in the clowns” di Stephen Stondheim, (quest’ultima per sola chitarra), che rappresentano il lato più intimo ed impressionista del giovane chitarrista. Il fil rouge degli standards e dei musicals collega il disco ad un altro esordio pressochè contemporaneo: il passo è breve da “A little night music” che chiude il disco di Zacchia a “The sound of music” da cui proviene una “My favourite things” impostata sull’ inusuale tempo di 4/4 che apre quello di Linda Gambino, vocalist italiana cresciuta negli Usa dove ha maturato una approfondita conoscenza del linguaggio e della storia del jazz e del soul.

Ritroviamo le sei corde di Zacchia e la batteria di De Angelis, insieme al contrabbasso di Giordano Panizza in “Unexpected” (Filibusta records), titolo che fotografa la genesi del lavoro in un pomeriggio autunnale passato a mettere a punto accordi e parti vocali e poi inaspettatamente diventato progetto discografico. La verve e la travolgente espressività della titolare, insieme ad un timbro brunito della voce che rimanda a celebri protagoniste della storia del jazz, sono le caratteristiche che colpiscono in modo più immediato all’ascolto. Anche in questo caso si alternano covers di celebri evergreen come “Everythings happen to me“, ritmata e swingante e molto lontana dalla versione intimista di Chet Baker , “Honeysuckle rose ” di Fats Waller, con una bella parte in solo del contrabbasso, e “Taking a chance on love ” di Vernon Duke e John La Touche tratto da “Cabin in the sky”, con tre originali scritti a quattro mani con il chitarrista, la ritmata “It wasn’t love” , la ballad “Let’s take whatever come instead” e la conclusiva, intima “Your hands”. Due esordi nel segno della tradizione che suonano come preludi ad un promettente futuro.

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