Erano più di 250 gli appassionati che venerdi 8 novembre hanno accolto il chitarrista Kurt Rosenwinckel, annunciato con il suo trio come nome di punta della rassegna jazzistica di Manerbio (BS) e che sono stati ripagati da un concerto generoso, di quasi due ore. Con l’assetto del trio il chitarrista ha suonato in tutto il mondo e nei club più famosi, con il fidato Dario Deidda al basso ed il drummer olandese Joost Van Schaik si sente totalmente a suo agio, la musica fluisce con naturalezza, non ci sono particolari escamotage elettronici -che Rosenwinckel ha utilizzato largamente in altri progetti- qui siamo più sul versante “pochi fronzoli, e tanto jazz”, con il chitarrista che va a pescare con acume nel songbook americano, inserendo qualche original che ne testimonia la felice vena compositiva

Monterenzi
Le invenzioni musicali di Rosenwinckel si sono dipanate così in una teoria di brani estesi, tra riff blues e sviluppi inaspettati; le esposizioni e gli arrangiamenti di temi assai amati sono infatti risultati piuttosto rispettosi degli originali ma la velocità di pensiero e la fantasia jazzistica dei tre ha fatto il resto, con una ridda d’idee melodiche ed armoniche in grado di arricchire ogni brano nei risvolti e conquistare la platea che ha seguito con grande attenzione un concerto che aveva l’aria di un lungo set da club, di quelli che infiammano il Village Vanguard, per citare un posticino che Rosenwinckel bazzica da un quarto di secolo.
Tra gli altri abbiamo ascoltato “Self Portrait in Three Colors” di Charles Mingus, con un Deidda ispirato e virtuoso nell’intricata struttura del brano, una dilatata “Punjab” di Joe Henderson, veicolo per spiazzanti incursioni post-bop del leader ed una “Time Remebered” di Bill Evans, proposta in una versione vivace, dal groove quasi sbarazzino.
Segnaliamo in scaletta anche una delicata versione di “Passarim” di Antonio Carlos Jobim, sospesa tra danza e sogno, con il ritmo brasiliano scandito da Joost Van Schaik che s’è dimostrato batterista moderno e versatile, e da Dario Deidda che ha confermato dal vivo l’eccellenza raggiunta, apprezzata in tante incisioni.
Il trio ha dialogato incessantemente con sciolta rilassatezza ed il livello medio della conversazione è stato brillante, va detto che il chitarrista di Filadelfia, da bravo leader, ha suggerito sempre la strada da percorrere, attirando con naturalezza lo spotlight su di sè, anche nell’ultimo veloce bis, richiesto da tutti noi prima di reimmergersi nella fitta nebbia novembrina della bassa bresciana, ma con passo leggero, good vibrations e ottima musica in testa.
Ringraziamo il FotoStudio Monterenzi per averci concesso le immagini di questo Live.

