REWIND- >La grappa millesimata conclude una cena Mantovana classica (Risotto alla pilota, Luccio in salsa con polenta, Lambrusco mantovano e sbrisolona) e provvede a sedimentare al meglio musica e amicizie a 18 carati, financo un 45 giri di Julio Iglesias risuona svenevole nell’Osteria di Piazza Leon Battista Alberti, che ci ha accolto a un tiro di scoppio dalla raccolta sala concerto, quali naufraghi affamati e vispi, per la musica sentita e per la cucina ancora aperta; fuori a pochi passi la Movida virgiliana è ancora ad inizio serata….SKIP – REWIND
PLAY > Cinquanta minuti di musica informale, in larga misura scritta, e declinata da tre nomi eccellenti della cosidetta “avant-garde” d’oltreoceano, ovvero il pregevole bassista e compositore Michael Formanek, leader ed autore dei brani ascoltati, il celebre sassofonista Tim Berne -le cui azioni pur apparendo in ribasso da alcuni stagioni meritano sempre una posizione privilegiata per chi abbia ad investire nel settore- e la “meravigliosa secchiona” Mary Halvorson, di un paio di generazioni più giovane e sempre più lanciata verso la (relativa) gloria che arride a musicisti spiazzanti, dotati di senso della misura oltre che di una tecnica assai personale ed evoluta. Cinquanta minuti in territorio Thumbscrew, con il leader Formanek che ha staccato col suo timbro potente 5 suoi nuovi temi, dalle figure intriganti e complesse, tempi dispari oscuri, e brani che via via si dipanano come se emergessero da fondali in cui s’intravedono le figure di Ornette e Dave Holland, mentre il sodale Berne (per tanti anni e tanti dischi insieme nei BloodCount e in altre avventure senza rete) sembra come sempre alle prese con i suoi adorati demoni, classico suono un po’ scomposto, “alla Berne” sviluppo teso delle contorte frasi al contralto, spesso rese con conclusioni volutamente spezzate e incongrue, atte a generare così il calderone ideale per i colori di Mary Halvorson che da dietro il suo strumento distribuisce cum grano salis ombre o colori sgargianti, lavorando sulle corde in quel modo tagliente che offre pochi spazi ai raffronti (stasera fa sovvenire Derek Bailey, ma forse questo ennesimo paragone è dettato più che altro dalla fame e dalla voglia di trovare appigli) offrendo brevi aperture ai temi che rimettono in moto ad alti giri motore gli altri due lati del “Very Practical Trio”. Applausi convinti alla fine di ogni brano da una platea di circa 200 persone che ha seguito in religioso silenzio ogni istante del concerto, nonostante una fastidiosa luce di scena, destinata ad illuminare i leggìi, sparata direttamente in faccia agli astanti costringesse molti ad assumere espressioni e posizioni atte ad evitare la medesima. Il mio amico G. per esempio ciondolava sulla sedia assorto ad occhi chiusi, quasi meditasse quesiti talmudici, con il trio che dopo lo scarnificato blues di “The Shifter” (titolo emblematico, si tratta dello scambiatore, o variatore, inteso sia in senso meccanico che figurato, c’informa la Garzanti) chiudeva repentinamente et voilà, inchino, bis breve come scherzetto luciferino, applausi, luci in sala, i tre sfilano via alla chetichella, cellulari febbrilmente riaccesi (quelli che non li avevano spenti) “bravi, ma son le dieci e mezza, non potevano suonare ancora un po’?” “ah, ci mandano a letto con le galline, i newyorkesi” “dai che è ancora aperta la cucina, ecc.” SKIP – REWIND
PLAY > Funziona mica male la Brunello posta come “aperitivo” in solitaria ed a bassa fermentazione. Rosa, contrabbasso, voce ed alcuni effetti e sovraincisioni, si è preparata un mini-set intimo e coeso, in cui ci si cala senza sforzo, quasi fosse calda acqua termale quella che ci accoglie ed in cui entrano suggestioni e grida lontane (il mio amico G. evoca addirittura This Mortal Coil, ma questa prendetela davvero con le pinze), comunque il mini-set regge bene anche senza Fermentos in una sorta di uhm, chiamiamolo ethno indie jazz suonato a cuore acceso. L’associazione 4.33 sta, “silenziosamente” ma non troppo, dandosi da fare sul territorio e daremo conto dei programmi cui abbiamo dato una sbirciata, visto che per quanto ci riguarda merita ogni fortuna. SKIP STOP