Il Centro d’Arte degli studenti dell’Università di Padova da sessant’anni propone con caparbietà e gioia una rassegna musicale che guarda oltre i generi avendo come unico scopo la curiosità. Dopo il debutto con il duo Craig Taborn/Dave King è la volta del trombettista Gabriele Mitelli uno dei più talentuosi jazzisti italiani che guarda con interesse la sperimentazione ed il free jazz.
Nel piccolo ma accogliente Teatro Torrresino di Padova Mitelli si fa accompagnare da una compagine che promette scintille: Alexander Hawkins al pianoforte e oggetti, John Edwards al contrabbasso e Mark Sanders alla batteria.
In poco meno di un’ora e mezza il trombettista bresciano, che per l’occasione si diverte anche con la cornetta e il sax soprano, sfoga tutta la sua rabbia proponendo un avant jazz che è intriso di un « […] contesto emozionale di cui questa musica carica la vita», usando le parole dello scomparso scrittore e saggista Amiri Baraka.
Sanders, drummer di smisurata potenza ed estrosità, ha collaborato con i grandissimi del jazz: Roscoe Mitchell, Wadada Leo Smith, Derek Bailey, Henry Grimes, Roswell Rudd solo per citare alcuni nomi.
Edwars, collaboratore tra gli altri di Evan Parker, apre le danze percuotendo con l’archetto le corde e tentando di forzare l’uso quotidiano dello strumento rivelando suoni inediti, lasciando muovere correnti e frammenti di intensità variabile. Sanders lo segue con una potenza irriverente sullo strumento che vuole manifestare tutta la sua esasperazione. Mitelli entra immediatamente insieme a Hawkins in quello che è un vero e proprio atto performativo che non rappresenta o descrive alcunché ma che compie, in quello stesso momento, l’azione. Una palestra continua che produce energia, vigore. Mitelli usa growl e sa dosare il soffio producendo suoni esasperati e rumori passivi che tormentano l’ascoltatore. Hawkins alterna momenti in cui cogliamo la lezione di Monk ad un approccio che si muove tra cromatismi, cluster frenetici, frasi spezzate, reiterazione e parossismi esasperati. Mitelli lascia ampio spazio ai suoi compagni d’avventura lavorando più per sottrazione.
Due brani lunghissimi ed un bis permettono di apprezzare solo ciò che può esistere in una performance live. Attendiamo un album, magari immortalato dal vivo, che possa cogliere la forza e l’intensità di questa notevole gruppo che ha il coraggio e le temerarietà di proporre una musica che sa farti ribollire il sangue.
Nicola Barin
Foto di Alessandra Isalberti e Nicola Barin.
Orgoglioso di averne fatto parte dal 1974 al 1988.Lunga vita al Centro D’Arte,al suo rigore e alla sua passione.
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