Tempo di Cocktail

Jazz Funk Soul
LIFE AND TIMES
Shanachie/IRD
Prezzo € 17,00

Ingredienti: 1/3 Jazz 1/3 Funk 1/3 Soul.

Preparazione: shakerare tastiere, chitarre e sassofoni in modo deciso, con ritmica rocciosa (Gary Novak) e servire su un impianto stereo di buon livello posto su fresche terrazze ravvivate da arredi moderni e da una sobria Jacuzzi per gli ospiti, parecchio ghiaccio a raffreddare i bollenti spiriti ad alta gradazione emanati da questo classico cocktail che negli anni ’70 andava per la maggiore e che ora gode pure di un certo effetto vintage, in grado di fare facilmente centro se goduto con un certo sorridente anacronismo, a dispetto del logorìo della vita moderna. C’è di peggio, no?

Fuor di metafora, il trio Jazz Funk Soul taglia il traguardo del terzo disco, con regolare cadenza biennale, ma l’occasione è piuttosto triste, infatti nel 2017 ci ha lasciato il celebre chitarrista Chuck Loeb, protagonista delle precedenti incisioni, portato via da un tumore a soli 61 anni, ed il gruppo si è rimesso sui binari inserendo Paul Jackson Jr. alla chitarra e mettendo in mostra le consuete qualità che i luminari della fusion Everette Harp e Jeff Lorber hanno dispensato con regolarità nei lustri passati, a capo di proprie formazioni o come sideman in svariati contesti.

Life And Times” è dedicato, e non poteva che essere così, alla memoria di Loeb e precisamente su quella linea stilistica il gruppo va avanti, una fusion gradevole suonata con precisione e senza sbavature, con il tastierista Jeff Lorber, qui impegnato anche al Rhodes ed al Moog, a dominare dal punto di vista compositivo con tracce che scivolano via una nell’altra, con il sassofono a disegnare percorsi decisamente smooth e un sound d’insieme che, come suggerito poc’anzi, si presta ad essere utilizzato anche come sofisticato sottofondo in varie istanze del vivere.

Non era facile sostituire Chuck Loeb, la cui assenza determina una certa perdita di peso specifico del progetto JFS, ma Jackson Jr. è una vecchia volpe che ha bazzicato Aretha Franklin, Michael Jackson e gli Steely Dan, con lui il viaggio prosegue al meglio. Se negli anni ’80 avete affastellato dischi su dischi della Grp questo disco potrebbe farvi inumidire gli occhi, come un piatto di penne alla vodka e quella vecchia fiamma con le spalline bordeaux.

Fusion’s not dead!

2 Comments

  1. … ma se sono pieni di coloranti :-)…..Poi ogni tanto un pò di easy listening ci vuole: il problema è quello di trovare quello ben fatto e di un certo gusto, alieno da scivolate tamarre. Tempo fa mi sorpresi a trovare gradevoli e persino stuzzicanti i (od ‘il’?) Saint Germain, io che ritenevo ottimi i dischi di acid jazz solo per il tiro al piattello 🙂 Milton56

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