Un incontro nel segno di Tristano

Un preciso evento ha orientato la vita e la carriera artistica di Billy Lester, pianista statunitense nato nel 1946,  dalla discografia e notorietà a tutt’oggi molto rarefatta. Il fatto successe quando, a 18 anni, studente di pianoforte jazz, Billy assistette ad un concerto di Lennie Tristano con Lee Konitz e Wayne Marsh all’Half note di New York. “Ci andai ogni sera, per un totale di sette concerti”. Durante una pausa il giovane pianista avvicinò il pianista e compositore cieco, chiedendogli come mai i suoi concerti fossero così pochi ed inframmezzati da lunghe pause .“ Aveva questa voce dolce, ricorda Lester , che mi disse: “I ragazzi là fuori stanno a suonare tutto il tempo, in questo modo diventa un business”. Quella frase mi risuonò dentro. Sapevo che lui suonava solo perché era un artista”. Un insegnamento preso più che alla lettera, se si considera che Lester, poi allievo di uno  fra i assidui seguaci di Tristano come Sal Mosca, ha rivolto principalmente alla didattica la propria attività, pubblicando molto di rado sue registrazioni. Solo negli ultimi anni le uscite hanno acquistato una  certa continuità. Come l’album “From Scratch” pubblicato dall’etichetta vinyl only Newelle records nel 2014 nella season four di uscite, in compagnia di Rufus Reid al basso e Matt Wilson alla batteria, di cui presentiamo in video un out take. Oppure, anche in quel caso per l’etichetta  Dodicilune, nel 2017  “To play standard(s) Amnesia”  in quintetto con il sax di Claudio Guida, il contrabbasso di Marcello Testa, e la batteria di Nicola Stranieri, ovvero i componenti dell’Axis quartet di cui è fondatore e leader Sergio Armaroli. Che ritroviamo in questo recente album dell’etichetta pugliese, in un duetto pianoforte/ vibrafono. Musicista attivo in vari contesti, dalla classica all’avanguardia fino al jazz, nonché pittore e scrittore, Armaroli è un artista che ama utilizzare una pluralità di mezzi espressivi, non disdegnando mettere le sue percussioni al servizio del lato più tradizionale e bop del jazz. L’incontro fra i due è un originale mix fra classicità ed originalità, un pendolo che oscilla fra il Charlie Parker dell’iniziale  “Billie’s bounce” ed i brani originali di Lester, pianista che ama costruire soluzioni  armoniche non convenzionali, con echi di  Tristano e Monk, ( “G minor jazz”, “Out of Gs and As”, “Peachfuzz parade”)  ed improvvisare lungo territori poco prevedibili (Grassopher’s holiday), quanto interpretare con intensità e delicatezza le ballads. Ci sono inoltre  una rilettura intima e tenera di “Darn that dream”, attinta dal repertorio degli standard più frequentati dal mondo del jazz, ed una  “Not easy (to love)” scritta a quattro mani, ricca di echi e variazioni fin dal titolo. Nella dinamica fra il pianoforte ed il vibrafono, due voci complementari e ben impostate nel gioco di alternanze fra parti soliste e supporto strutturale, il ruolo del bilanciamento verso il versante più melodico ed il linguaggio tradizionale sembra essere ricoperto dallo strumento di Armaroli, efficace quanto raffinato, questa volta lontano dalle esperienze più avanguardiste, che firma anche due brani in proprio, la dolce ballad “Billy is with me” e la finale, swingante, title track.  Un incontro riuscito ed una scoperta, anche se tardiva , di un originale interprete del pianoforte jazz contemporaneo.

 

 

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