Jason Marsalis – “Live”

JASON MARSALIS “Live” – Basin Street

Da almeno tre lustri seguiamo con piacere anche la carriera del “fratellino” di casa Marsalis che con la sua “The 21th Century Trad Band” aveva già sciorinato, con un certo acume vintage, delle concezioni musicali del tutto in linea con quelle della famiglia jazz più importante al mondo, una famiglia che ha purtroppo perso durante la pandemia il proprio patriarca Ellis, mirabile pianista, oltre che straordinario educatore e vero alfiere del Jazz.

Le fatiche dell’ex giovine Jason (classe 1977) al vibrafono rimandano, per eleganza formale e senso del blues, al grande Milt Jackson, che viene visto sia in termini di chiara fonte d’ispirazione che come punto d’arrivo stilistico di un percorso artistico tuttora in itere, e che merita due righe a margine.

Forse non tutti sanno che… infatti il buon Jason, dopo una quarantina di dischi incisi e chissà quanti concerti come batterista dall’innato swing, in uno stile debitore di altri drummers di New Orleans, Warren Baby Dodds in primis, ha virato in modo deciso, pubblicando nel 2012 un notevole “In A World Of Mallets” dove suonava non solo il vibrafono ma anche l’antidiluviano xilofono, la marimba ed il glockenspiel, dimostrando notevole classe ai martelletti ed imponendosi all’attenzione generale tentando di scrollarsi con ineffabile swing la pesante cappa del “parente meno celebre” del nobile casato.

Il Live che vede qui protagonista il suo quintetto stabile risale al 5 Maggio 2017 e documenta una riuscita performance al “Little Gem Saloon” in New Orleans, un locale che trasudava storia e che dopo alcuni passaggi di mano e ristrutturazioni varie ha dovuto purtroppo chiudere i battenti nel Luglio del 2019 (mala tempora currunt!) anticipando la crisi sistemica che si è abbattuta nel 2020 su tutto il comparto con la violenza di un tifone che non intende fermarsi affatto. Tornando all’opera in questione che l’etichetta Basin Street ha distribuito su tutte le piattaforme digitali, rileviamo trattarsi di un lavoro assai canonico, il cui punto di forza risiede nella naturalezza con cui la musica (originale) prodotta da questo “vibes quintet” sgorga, attingendo ad un patrimonio in cui il nostro è stato immerso da sempre (“Bourbon Street Ain’t Mardi Gras” dice molto, anche come titolo, al riguardo) ed in cui si segnala sia per l’accompagnamento che per gli assolo la ferrea disciplina del pianista onduregno Oscar Rossignoli, fido alter ego del leader in situazioni diverse, brillando sia quando la band incrocia con compiaciuto humour certe pagine para-accademiche (“Ballet Class”) o si sdilinquisce in godibili ballad latineggianti (“Passionate Dancer”) .

Disco elegante, che bada al sodo senza mai scivolare nell’anti-intellettualità e che conserva un piacevole positive-thinking che fa bene all’umore. Per un’oretta niente nuvole rivoluzionarie in corso o all’orizzonte, ci vengono risparmiati concioni metafisici da sciamani del futuro anteriore, e troviamo solamente (?) alcune nuove pagine di ottimo jazz ben congegnate e suonate con trasporto, di fronte a un pubblico vivace che non lesina in sorrisi, bloody mary ed altre delicatessen dell’anima. Era solo il 2017, e sembra un secolo fa, speriamo possano riaprire a breve tutti i nostri “Little Gem Saloon“, per ora viaggiamo di fantasia, cocktail semi autarchici e “play” su Spotify.

https://open.spotify.com/embed/album/7BFPWpgW2tF4jxXwbxHeAX

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