Cartoline: Gezmataz #19, la musica si espande

Un festival che sta cercando, in vista dei vent’anni di esistenza, una sua via per espandere i propri confini, sia quelli geografici, che quelli musicali. Nascono nuove sedi per i concerti, accanto a quella tradizionale del Porto Antico, con appuntamenti che coinvolgono Comuni vicini, ed il programma mescola il jazz alla classica ed alla world music. Mancano magari i nomi stellari che in anni passati hanno popolato il palco del festival, ma il periodo di difficoltà legato alla pandemia, quando per forza di cose erano stati tagliati gli arrivi da oltre oceano, ha fatto maturare la volontà di dare spazio anche a proposte innovative ed a musicisti di minore esperienza: in tal senso si possono citare dal cartellone, accanto a Julian Lage, Jeff Ballard e Jacques Morelenbaum, Subconscious Trio, Four on six Band, Favata/Tozzi, Antares Flare, Anais Drago, Quasi non prosaic (Federico Casagrande, Giacomo Merega e Samuel Ber), Lorenzo De Finzi qtet e Maestrale. Così si presenta, Gezmataz numero 19, il maggiore ed ormai unico festival genovese dedicato al jazz “e dintorni” viene da aggiungere. Il primo fra i nomi citati, il trio femminile multi etnico formatosi grazie ad un incontro avvenuto in sede accademica, ha inaugurato il programma martedì 12 luglio, con un concerto serale affollato ed accaldato presso la suggestiva sede dell’area archeologica dei Giardini Luzzati. Una musica dai forti contrasti quella orchestrata dalla taiwanese Monique Chao, al pianoforte con la contrabbassista bulgara Victoria Kirilova e la batterista italiana residente in USA Francesca Remigi. I temi elegiaci ed i richiami classici del pianoforte trovano un contraltare in una ritmica dalle forti tinte, animata dal groove del contrabbasso e dalla esuberante batteria della Remigi, che spesso opera quale comprimario dello strumento armonico, scardinando la struttura dei brani per assumere un ruolo guida nello sviluppo improvvisativo. Occorrerebbe forse osare un pò di più sotto il profilo compositivo per rendere la proposta del Subconsciuos Trio ancora più personale ed attraente, sul solco di esperienze come quella dell’E.S.T. trio, che sporadicamente fa capolino nelle sezioni più libere del concerto. Per ora da annotare il nome della Remigi come esempio di musicista che mette a profitto l’inquietudine del ruolo tradizionale di supporto ritmico del suo strumento, per cercare nuove ed avventurose strade.

Suconscious Trio: Monique Chao, Victoria Kirilova, Francesca Remigi

Giovedì 14 è salita sul palco la star di maggior rilievo del cartellone, ovvero Julian Lage, in trio con Dave King dei Bad Plus alla batteria e Jorge Roeder al contrabbasso. L’ ex enfant prodige statunitense della chitarra (la sua biografia cita una collaborazione con Carlos Santana all’età di otto anni) oggi, dopo le collaborazioni con Gary Burton John Zorn e Fred Hersch fra i molti altri, uno degli specialisti più dotati ed acclamati della propria generazione, ha proposto un set completamente proposto di brani originali, esordendo con un inedito dal taglio molto melodico tratto dall’imminente album “View with a room“. Sul palco i tre mantengono vivo un dialogo fatto di battute, risate e repliche che sembra proseguire naturalmente sul piano musicale, frutto di un’intesa che ha già prodotto i due album “Love hurts” (2019) ed il più recente “Squint“. Da quest’ultimo proviene una “Boo’s blues” terzo brano in scaletta, ascoltando la quale si è iniziato a percepire tutto il valore di una musica fino a quel momento apparsa semplice, strutturata sui temi lineari disegnati dalla chitarra del leader con echi di tradizione Usa e rock. Un equilibrio che, invece, Lage ed i suoi compagni si divertono a far saltare continuamente, introducendo sorprese, in forma di esiti armonici imprevisti, breaks, ostinati e sviluppi anomali, che segnano la cifra stilistica del trio. “Tributary” uno dei brani più articolati e riusciti, manifesta nel modo migliore questa scelta estetica. Lage maneggia il tutto, un materia in continua ed, appunto, imprevedibile, evoluzione, con estrema naturalezza e, quando si ritaglia un brano solista, la chitarra vola leggera fra strutture labirintiche e complesse. Complementari a questo approccio sono il contrabbasso millimetrico di Roeder e la batteria di King che fornisce una spinta funk a diversi episodi, mettendo la propria esuberanza al servizio del collettivo. Un concerto che invoglia ad ascoltare con orecchie più consapevoli le numerose prove discografiche del giovane prodigio.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.