PAOLO RECCHIA – Imaginary Place (BirdBox Records) – Supporti disponibili: CD
Il posto immaginario creato da Paolo Recchia e dai suoi sodali è un caldo rifugio per il cuore, un luogo ideale in cui confluiscono le esperienze jazzistiche del quartetto ed in cui brilla l’èsprit del sassofonista di Latina, da alcuni anni sotto la luce dei riflettori con il magnifico suono del suo sassofono contralto. La BirdBox ha puntato molto su questo progetto, come si vede dai video sottostanti e dall’Official Trailer, che è stato registrato Live in un antico Teatro e nel più “naturale” dei modi possibili, grazie ad una strumentazione tecnica d’assoluto livello.
Il disco parte con un tema poco battuto di Monk, l‘esortativo “Work”, tratto dal periodo Prestige del pianista di Rocky Mountain ed in cui si avverte ancora l’ombra degli arabeschi di Sonny Rollins, e poi si chiude con un original del pianista Luca Mannutza, ovvero “Esc”, un’articolata composizione in cui il leader dimostra di eccellere anche al sax soprano.
In mezzo –tra Work ed Esc– trova vita il posto immaginario in cui ci si muove, troviamo a tabellino un solo original di Recchia, l’obliqua ballad “Emmanina”, dalle fragranze oniriche, ma c’immergiamo in interessanti riletture di brani che, se adeguatamente frequentati, potrebbero diventare nuovi classici. Si tratta di pezzi pescati con acume dalle produzioni di Seamus Blake, con “Fear Of Roaming”, da un Criss Cross di 15 anni fa, e di Kurt Rosenwinckel del quale viene riletta “Zhivago”, un tempo dispari carico di groove, con l’ottimo Mannutza sugli scudi ed il contralto a dipingere assoli dai limpidi influssi parkeriani.
Nella playlist trova poi posto anche un brano del sassofonista olandese Ben Van Gelder (“All Rise”), un delicato medium tempo che il quartetto affronta con grande concentrazione, distillando al meglio ogni passaggio. Scelte assolutamente non banali, a dimostrazione di come sia importante per i musicisti continuare ad ascoltare cosa offre la scena contemporanea, ed approcciare con determinata umiltà le proposte altrui… questo vale a ricordarci di come il jazz sia una grande comunità in divenire, in grado di comunicare ed influenzarsi a distanza di anni e stili, in percorsi che valicano senza alcun problema confini che sono spesso immaginari.
E tornando al posto in questione, nel caso ve lo stiate chiedendo, ebbene si, c’è spazio anche per il Paolo Recchia che molti si attendono, quello che con il disco dedicato a Stan Getz fece strike nel Sol Levante anni or sono, e che qui cesella uno dei cavalli di battaglia “Getziani” con una “Too Marvelous for Words”, col drummer Nicola Angelucci che innesta le spazzole in un delizioso swing in purezza.
L’incisione, come menzionato poc’anzi, merita una digressione/nota tecnica: i quattro non sono colti in sala d’incisione ma suonano dal vivo, a porte chiuse, nello storico Teatro degli Avvaloranti di Città della Pieve, non è stato utilizzato alcun effetto digitale in post-produzione, né alcun sistema di monitoraggio o di riascolto per i musicisti, né in ambiente, né in cuffia. Il risultato è di sorprendente naturalezza, noi abbiamo ascoltato la versione cd e sia chiaro, suona benissimo anche in auto, le dinamiche sono molto chiare e definite, ma la resa audiophile, su un impianto di medio livello, rende il disco/concerto una preda cui vale la pena dare la caccia.
E’ addirittura possibile ottenere una copia esclusiva su nastro da un quarto di pollice, i dettagli per gli Audiofili si possono ottenere cliccando nella foto sottostante.

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