Lunga vita al sogno Pinguino

Periodicamente, il Penguin Cafe, l’ensemble diretto da Arthur Jeffes, riprende a lanciare segnali nell’universo della musica. L’annuncio, questa volta, è di un nuovo album, il quarto dal 2012, dal titolo “Handfuls of night”, che sarà pubblicato il prossimo 4 ottobre dall’etichetta Erased Tapes, prima di un tour inglese, a cui farà seguito nel 2020 un tour mondiale.
L’origine del lavoro prende spunto da una commissione di Greenpeace per quattro composizioni che potessero sostenere la causa della difesa delle specie animali a rischio dei mari antartici, ma si ricollega ad un ‘esperienza di Jeffes vissuta nel 2005, quando il musicista inglese fu invitato ad una spedizione replica della Terra Nova Expedition, l’avventura del 1911 di Robert Falcon Scott che voleva essere il primo uomo a raggiungere il Polo sud, ma all’arrivo si ritrovò anticipato dal norvegese Roal Amudsen, perdendo la vita insieme a tutti i membri del suo team nel viaggio di ritorno. Scott era sposato in prime nozze alla bisnonna di Jeffes, e durante quel viaggio sullle orme dell’antenato, quest’ultimo ebbe modo, negli assoluti silenzi polari, di riflettere e maturare idee sulla vita e la musica che oggi hanno preso forma nel nuovo album.
Qui si può ascoltare un ‘anticipazione del nuovo album, il brano “At the top of the hill, They stood….” , in linea con la tradizione musicale del gruppo originariamente costituito dal padre di Arthur, Simon Jeffes, un insieme originale di linguaggi,  folk e classica con tracce di jazz ed elettronica, che riesce con naturalezza a creare un mondo di emozioni.

Per celebrare il ritorno del Penguin Cafè e ripassare una storia  che non merita l’oblio, ho recuperato dagli archivi un piccolo compendio sulla Penguin Cafè Orchestra  scritto nel 2012, all’epoca del passaggio di consegne fra i due gruppi, con il primo disco della nuova creatura e pubblicato sul magazine Mentelocale.it.

Il mondo della musica è ricco di belle storie da scrivere e leggere ascoltando le note in cui sono ambientate. Sentite questa. Alla fine degli anni ’70 nel Sud della Francia, a seguito di un’indigestione forte e squassante come possono essere quelle causate da pesanti cibi francesi, il musicista inglese Simon Jeffes ebbe un incubo. Il mondo era più o meno quello descritto da Gorge Orwell in 1984, con telecamere che spiavano gli appartamenti dove gli abitanti svolgevano le proprie attività , fare l’amore, parlare, cenare, completamente disumanizzati, come automi. Per contrasto, nella narrazione onirica, compariva poco più in là, un locale pieno di gente festosa, seduta in lunghi ed affollati tavoli a bere, da cui traboccava musica ed allegria: era il Penguin Cafè. Da quel sogno Jeffes trasse il nome della propria creatura musicale,la Penguin Cafè Orchestra, un ensemble di musicisti dediti, verrebbe da dire, alla leggerezza, abili artigiani di sottili sfoglie sonore impastate con dosi di musica classica, folk, pennellate di jazz e tocchi di elettronica. Con un tratto distintivo che, partendo dalle immagini delle produzioni discografiche, sempre con uno o più uomini/ pinguini, sembrava voler suggerire, attraverso le lievi note degli strumenti ad arco o i giochi musicali danzabili, un’idea di un mondo dominato dalla fantasia e dalla grazia, quasi quell’immaginario Cafè fosse un rifugio dal mondo reale e dai suoi affanni. Musica eccentrica, affascinante, sorprendente, conciliante, seduttiva, calda, affidabile, modesta e indimenticabile: ipse dixit Brian Eno, uno degli amici più fedeli dell’Orchestra. L’avventura fu di lunga durata, e da quel sogno francese fino a metà degli anni 90 liberò una decina di “creature” musicali, da “Music from the Penguin Cafè” prodotto da Brian Eno nel 1976 , a “Union Cafè” del 1993, oltre a numerosi concerti ed eventi, il più originale dei quali una performance a bordo del volo Londra – New York che inaugurava le Virgin Airlines. Poi, nel dicembre 1997, il Cafè cessò la propria attività a seguito della morte del fondatore, avvenuta a soli 49 anni.
Ma la storia non ha un finale così triste, perché circa dieci anni dopo, le palline di mollica musicale sparse da papà Simon sono state raccolte dal figlio Arthur , prima con una riproposizione dal vivo dei classici del repertorio pinguiniano (compresa la famosa “Telephone and rubber band”, costruita in originale sul segnale di occupato della linea telefonica inglese, ed oggi attualizzata con l’I-phone) ed oggi con la pubblicazione di un nuovo cd di materiale inedito,”A matter of life” il primo dopo tredici anni a sancire la riapertura del Penguin Cafè. Emoziona all’ascolto, riscoprire intatta la ricetta di famiglia, con archi, piano e percussioni a impastare nuove composizioni solo leggermente speziate da qualche sapore esotico in più, ed emoziona altrettanto la copertina, dove il papà pinguino è simbolicamente abbracciato da un ragazzino . Lunga vita al nuovo Penguin cafè.

a matter

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