Marlene Rosenberg – MLK Convergence

Marlene Rosenberg
“MLK CONVERGENCE”
Origin
Prezzo €.19,00

La rinomata bassista (e compositrice) Marlene Rosenberg (già apprezzata con gente del calibro di Joe Henderson, Stan Getz, Teddy Edwards, Harold Mabern, Bobby Watson) ha assemblato per questa registrazione un trio formidabile, d’eleganza innata, con un gigante del pianoforte (Kenny Barron) ed una serie di composizioni che, nel più classico dei modi, virano dalla commovente ballad (“Rain”, di Barron,in duo piano/contrabbasso) ad originals in ¾ (“Circle Story”) a ben due riprese dal repertorio di Stevie Wonder, sempre più saccheggiato in ambito strettamente jazz (“Visions” e “Loves in Need Of Love Today”). Basterebbe questo breve giro d’orizzonti a far prendere in considerazione l’acquisto di un lavoro dal quale sarebbe impossibile rimanere delusi, ma c’è di più: “MLK Convergence” è infatti anche un album “politico”, in senso ampio, e tra i più riusciti degli ultimi anni.MLK

C’è molta speranza, in quell’acronimo che unisce i nomi propri dei musicisti (Marlene, Kenny, Lewis Nash) a quello del grande Martin Luther King, il cui limpido pensiero, sempre più splendente in questi anni bui, viene usato dalla Rosenberg, come apprendiamo dalle intense liner notes scritte di suo pugno, per dimostrare nel più semplice dei modi come il convergere, tra persone e musicisti di età, culture, sesso e religioni diverse possa generare bellezza e pace. In particolare la Rosenberg ha voluto anche rispondere musicalmente alla situazione della città in cui è cresciuta e in cui ha vissuto  lungo, Chicago, dove anno dopo anno ha visto crescere in modo esponenziale atti di violenza a sfondo razziale, dai sinistri connotati nazionali, con “suprematisti bianchi”, velocemente archiviati come “pazzi”, forze di polizia imbevute di preconcetti, corruzione dilagante ecc.

Il brano “Not The Song I Wanna Sing”, coinvolge ospiti di lusso, infatti la canzone viene cantata dall’autore, Thomas Burrell, non vi prende parte il pianoforte e troviamo invece il celebre collega di Marlene Christian McBride, a raddoppiare i contrabbassi e dare così una notevole profondità alle liriche, con un fitto dialogo di rimandi sulle corde, mentre Nash segna semplicemente il tempo e scandisce i versi, iterati e coinvolgenti, che colpiscono nel segno.

 

E’ comunque l’intero album a convincere, con il suo inscalfibile equilibrio tra tensione del messaggio e classe pura della resa musicale. Oltre alle notevoli cover dei pezzi di Stevie Wonder si segnalano altri intensi momenti in “The Line Between” (dedicato alle marce del 1965 in Alabama),  il potente blues di “American Violet”, di vibrante bellezza, “And Still We Rise” che rilancia con forza il messaggio della poetessa, ed attivista, Maya Angelou.  E’ rinfrancante ascoltare che il jazz, il miglior jazz, è ancora in grado di veicolare messaggi forti, importanti, che parlano a noi e impattano sul nostro tempo incredulo, con lo stile di sempre. We have a dream, insomma. Ora più che mai.

(Courtesy of AudioReview)

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