“La danza infinita” di Giovanni Falzone

Volendo, lo si potrebbe considerare anche un nuovo formato musicale. Il nuovo album del compositore e trombettista Giovanni Falzone è, insieme, anche un concerto ed un video. Lui lo definisce, in realtà, nel consigliarne la visione integrale, “un viaggio creativo senza confini, nel quale far convivere diversi mondi sonori, dalla musica astratta ad una personalissima rivisitazione de “La Canzone di Marinella” di Fabrizio De Andrè, con i suoni della tromba, della voce, degli oggetti sonanti e l’elettronica che diventano un tutt’uno“.

Una nuova tappa della debordante espressività del musicista di origini siciliane, che ci ha abituati ad una pluralità di contesti musicali, dalle composizioni orchestrali, in alcuni aspetti connesse alla formazione classica, ai gruppi più ristretti a nome proprio, con progetti dedicati a Charie Parker, Jimi Hendrix ed Ornette Coleman o ai più recenti “Pianeti affini” e “L’albero delle fate“, oppure nell’ambito del Tinissima Quartet con il socio Francesco Bearzatti. Il tutto sempre all’insegna della sintesi che, come lo stesso Giovanni ci confidò in una chiaccherata tempo fa, è per lui la vera essenza del jazz.

La danza infinita” prodotta dalla CRS – live, svela un altro dei molteplici mondi sonori di Falzone, quello dell’esibizione in solo, che, nel suo caso, comporta un corredo minimo fatto di trombe, percussioni, elettronica e voce, uno strumento che il musicista ha sempre utilizzato per accentuare la già densa emotività della propria musica. Il viaggio introdotto dall’opera pittorica autografa di Falzone dal titolo omonimo, inizia proprio dai rumori e dai giochi vocali manipolati con l’elettronica di “Genesi“, per entrare nei misteri del “Tempio di Mercurio” scanditi dalla tromba e dall’elettronica, e quindi sostare con sguardo rapito davanti alla caduta ed all’accumulo dei fiocchi di “Neve“. Un brano già presente ne “L’Albero delle fate” qui riproposto sulla base di un semplice ma ipnotico refrain elettronico che ne amplifica liricità e grazia del tema, accentuata dagli interventi vocali sulla coda. Quindi “Laila”, un altra melodia a presa immediata, già ascoltata nel “Dialogo espressivo” in duo con Glauco Venier che sarà a breve pubblicato da Parco della musica, in una versione più estroversa ed aperta all’improvvisazione anche grazie alla duplicazione degli interventi della tromba. La title track è invece il momento più dinamico e giocoso: una piccola festa di percussioni latine, suonate in tempo reale, duplicate dal delay, o create da suoni vocali, sulla quale si innestano gli interventi del flicorno basso, usato sia in funzione di ulteriore accento ritmico che solista. Infine la tappa più difficile: una versione de “La canzone di Marinella” che sembra accettare la scommessa di sciogliere la spessa cortina elettronica della base ritmica con il calore della melodia universale, suonata dalla tromba e ripresa anche dalla voce di Falzone. Lo spaesamento iniziale di chi ascolta lascia rapidamente spazio all’ammirazione per la sfida concepita e portata a termine da Falzone. Tutta l’esibizione è in presa diretta.”Non ho lavorato in post proudzione, ma tutto quello che si sente dal vivo è stato riportato sul disco e viceversa, – dice Giovanni. Un viaggio che consigliamo caldamente.

https://crslive.bandcamp.com/album/giovanni-falzone-la-danza-infinita

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