EPPUR SI SUONA… – 1. JAZZ CLUB FERRARA

Questo articolo è il primo di due in cui proverò a dare un breve flash su importanti occasioni di ascolto che si offriranno nelle prossime settimane. Tra l’altro si tratta di due stagioni che da tempo ci sono particolarmente care…. anche perché osano molto.

Proprio in questi giorni si è tenuta a Milano una manifestazione pubblica del variegato mondo della musica dal vivo, che ha fatto ancora presenti le sue gravi difficoltà nel mantenere un minimo di continuità e sostenibilità nella propria attività e nel rapporto con il pubblico (tra l’altro nel frattempo sono cessate le provvidenze pubbliche previste per i passati anni di chiusura forzata). Le voci erano varie e portatrici di esigenze molto diverse (altro problema..), ma mi sembravano accomunate prevalentemente da una focalizzazione sulla scena nazionale.

Lo slogan della campagna di sensibilizzazione, che riprende quella del 2020, ‘L’Ultimo Concerto’

Figuriamoci quindi le acrobazie e gli azzardi cui si deve sobbarcare chi voglia addirittura mantenere aperta una finestra sulla scena internazionale di gran livello, com’è il caso delle due istituzioni di cui ci occuperemo. Alle tortuosità interne per loro si sommano gli incerti ancora più grandi dovuti ad un tempo in cui le frontiere sono ritornate prepotentemente alla ribalta, creando difficoltà e rischi spesso insuperabili per le tourneè internazionali dei musicisti (oltre a rendere aleatorie le programmazioni che in questo settore sono essenziali).

Il combattivo Jazz Club Ferrara già alla fine di gennaio ha ripreso la sua attività per la seconda metà della stagione (la prima ha offerto tra l’altro una sorta di carrellata sul pianismo jazz contemporaneo, presentando figure di gran rilievo, ma talvolta poco note in Italia: spero di riuscire a darvi qualche cenno a riguardo). Come al solito, il cartellone è quantomai diversificato, ma sempre molto stimolante ed in molti casi presenta opportunità veramente uniche sulla scena italiana. Su una purtroppo si è dovuta incollare la triste etichetta ‘cancellato’: si tratta del trio di Steve Lehman, musicista che negli anni scorsi ha fatto parlare molto di sé, con qualche sporadica apparizione in Italia. Da tempo però non lo si è ascoltato dal vivo, mentre sul piano discografico si assisteva a fiorire di una varietà di sue proposte, centrate su organici in continua evoluzione. Speriamo che si tratti dell’unico scotto pagato al virus, e che questo set possa esser recuperato al più presto.

Beh, almeno evochiamolo in ispirito, questo trio. E giacchè ci siamo, anche accompagnato da Craig Taborn in occasione della registrazione dell’album ‘The People I love’ (2019)

A testimonianza della prontezza di reazione e dell’ampiezza del panorama offerto dal Torrione, il vuoto lasciato dallo sperimentatore Lehman è stato colmato da Scott Hamilton (19 febbraio), un’impeccabile ed elegante continuatore di una grande tradizione sassofonistica classica, ibridata però con esperienze più moderne come quella a fianco di Gerry Mulligan. Questo campione del più sofisticato mainstream è accompagnato da partner in piena sintonia come Paolo Birro, Aldo Zunino, Alfred Kramer.

Scegliendo sempre fior da fiore in un cartellone denso di molto altro, il 12 febbraio troviamo il duo Tim Berne -Matt Mitchell, che consolerà non poco gli appassionati della musica di ricerca. Se Berne è presenza relativamente familiare dalle nostre parti, non altrettanto si può dire del pianista Mitchell, che secondo me è un’eminenza grigia cui deve molto tutta un’area di sperimentatori che gravitano intorno alla notevole etichetta PI Recording. En passant, Mitchell è stato un pilastro del ‘quartetto americano’ di Claudio Fasoli.

Mitchell e Berne al Soapbox nel settembre scorso

In un febbraio molto affollato, il 18 assistiamo al ritorno di Emmett Cohen, che già in autunno proprio a Ferrara aveva dato una grande (ed in parte sorprendente) prova di stile pianistico; questa volta accompagna la cantante Samara Joy. Il 26  Roberto Ottaviano presenterà un quintetto in cui sarà affiancato dalla tromba dell’inglese Byron Wallen (curriculum denso, in cui spicca una intensa frequentazione della scena sudafricana), dal piano di Alfonso Santimone (che al Torrione gioca in casa, essendo una colonna dell’orchestra di casa, la Tower), dal basso di Paolino dalla Porta e dalla batteria di Enzo Zirilli. Conoscendo Ottaviano, si tratterà sicuramente di una serata ad alto voltaggio, per di più con colori diversi da quelli già brillanti cui ci aveva abituato nell’ultimo paio d’anni. A mio avviso, anche questo è un ‘must’ per i curiosi delle cose del mondo.

Anche a marzo la scelta non è facile: il 5 il trio del chitarrista Fred Frith, il 19 quello di Rudresh Mahanthappa (con Rudy Royston alla batteria!), il 18 Wayne Horvitz alla guida dell’Orchestra Creativa dell’Emilia Romagna (in cui si notano membri ed ospiti di gran nome) ricorderà l’uomo delle ‘conductions’, Butch Morris. Il 20 è il turno del Canada Day  di Nate Woley, seguito il 25 dal quartetto di Jeff Ballard (Brad Meldhau trio….) che annovera il sax di Logan Richardson che dopo un esordio piuttosto brillante da leader era scivolato un po’ nella penombra.

Scusate il balzo indietro al 12 marzo, ma è opportuno per dare il giusto risalto ad un appuntamento a mio avviso del tutto imperdibile: quello con il quartetto di Immanuel Wilkins, che con la recentissima uscita di ‘The 7th Hand’ è praticamente l’uomo del giorno su entrambe le sponde dell’Atlantico, basta scorrere le prime recensioni. L’album è sorprendente non solo per la musica (ascoltarlo tutto d’un fiato, mi raccomando…. non si può ‘affettarlo’ in playlists….), ma appare in una luce addirittura inquietante se si pensa che ha riscosso il consenso unanime dell’intera redazione di Tracce, evento del tutto inaudito. Non a caso figura in fondo alla nostra pagina sia come videoclip live che come ‘disco del mese’.

L’ultimo mese in cui sinora si sviluppa la programmazione del Torrione è aprile: anche qui arrivi d’oltrefrontiera con il trio di Ari Hoenig il 2, seguito il 9 dal trio della pianista Sylvie Couvoisier, che recentemente ha firmato un’avventuroso album in duo con Mary Halvorson, vera punta di diamante della sperimentazione chitarristica. Ed anche qui si profila un gran finale in occasione dell’International Jazz Day indetto dall’Unesco per il 30 aprile, giornata negli ultimi anni ampiamente snobbata in Italia a partire dall’ineffabile RAI, ma non altrettanto da volonterose iniziative locali… Ma a Ferrara hanno un’agendina ben fornita di indirizzi e possono fare le cose in grande: infatti ci portano il Craig Taborn in solo che ha firmato uno dei dischi più suggestivi ed affascinanti del 2021, un live alla Konzerthaus di Vienna. Sono sicuro che grazie alla consolidata consuetudine con il Torrione ed alla sua particolare atmosfera raccolta Taborn ci regalerà una serata ancora più intensa e magica di quella viennese.   

Rammento ancora una volta che la continuità della programmazione di questo club offre molte altre occasioni di ascolto di gruppi italiani, sia di rilievo nazionale che espressione della vispa scena emiliano-romagnola. Tra l’altro, questa fitta attività sta sviluppando un ricco tessuto di pubblico locale, contraddistinto da un’insolita e nutrita presenza giovanile: esempio che dovrebbe fare scuola anche altrove per le soluzioni mirate a quest’obiettivo.

‘Stay tuned’, perché segue la presentazione di una ‘quattro giorni’ altrettanto calda….   Milton56

Ed eccolo qua l’ Uomo del Giorno, Wilkins. Il sognante e delicato ‘Witness’ è solo un momento di un viaggio molto contrastato. In bella evidenza il notevole pianista Micah Thomas e l’ospite Elena Pinderhughes al flauto. Ovviamente da ‘The 7th Hand’

2 Comments

  1. Anche alla Casa del Jazz ci difendiamo.
    A febbraio il 4 (domani) Enrico Zanisi,il 5 She’s Analog,l’11 Roots Magic feat.Eugenio Colombo,il 12 il quintetto di Greg Burk,il 13 Tim Berne/Matt Mitchell,il 15 Craig Taborn,il 18 Simone Graziano,il 25 il quintetto di Gianluca Vigliar,il 26 Three Peaks del giovane batterista Cesare Mangiocavallo (tenetelo d’occhio).Non si molla.

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