Hal Galper Trio – Invitation To Openness

HAL GALPER TRIO – Invitation to Openness – Origin

Hal Galper, classe 1938, è uno dei grandi leoni della tastiera tuttora in attività, sebbene abbia limitato le esibizioni continua a portare la sacra fiamma del jazz come educatore, trattandosi di un Maestro che non si risparmia (la rete è piena di estratti dalle sue masterclass) e che ha saputo dare un contributo importante anche nella pubblicistica musicale. Nelle clip che proponiamo di seguito lo troviamo alle roventi tastiere del gruppo di Cannonball Adderley, in un’intervista in cui parla di quegli anni, quindi nel quintetto di Phil Woods, con cui rimase per dieci anni, e poi in duo con Lee Konitz, giusto per chiarire il livello assoluto di questo musicista cresciuto a Boston negli anni ’60 sotto l’egida di Herb Pomeroy, da collocare con attenzione nella storia della musica che amiamo.

Quanto al disco in questione, cominciamo col dire che l’espressione Rubato, riferita a tempo, ricorre dai tempi di Chopin e Liszt, ed è connotata da un leggero aumento, o diminuzione, del tempo di un brano, a discrezione dell’esecutore, molto spesso un pianista, mantenendo però complessivamente il tempo ritmico delle battute.

Hal Galper si fa interprete di questa tecnica del rubato da almeno un quarto di secolo. Nei suoi lavori dagli anni ’90 in poi troviamo infatti esecuzioni di brani non metronomici, che rendono lo stile dei suoi trii pianistici assai flessibile ed i suoi dischi sempre molto interessanti, in bilico tra forma libera ed un concreto sviluppo del canone bop.

Per chi non avesse grande familiarità con questi lavori “recenti” passati un po’ in sordina ecco che questo Live radiofonico può essere un’ottima occasione per avvicinarne l’arte. Segnaliamo che questo “Invitation To Openness” risale al 2008, quando la ricerca galperiana, profondamente influenzata dalle stagioni con Sam Rivers, era probabilmente al suo zenith con l’East Coast Trio, completato da Tony Marino al basso e da Billy Mintz alla batteria. Un tassello che quindi precede gli sviluppi di “Airegin” e di “O’s Time”, pubblicati negli anni successivi dal suo trio della costa Ovest, tutte riletture dal grande songbook americano con alcuni originals.

Sfilano così, tra fluide accelerazioni e decelerazioni, brani che Galper suona e vive da sempre, da Ellington (“Take The Coltrane”) a Parker (spettacolare “Constellations”) a Gershwin (una lunga e articolata “Embreaceable You”) passando dall’iconica title-track e da un classico del Nostro, “Rapunzel’s Launchonette” di cui ricordavamo una versione con John Scofield da “Ivory Forest”, e che qui luccica come un ninnolo magico dal fondo di un cassetto, un po’ come l’intero disco, ritrovamento prezioso di un grande jazzman troppo sottovalutato e coglie un trio avanzato, in totale empatia.

Le tortuose vie del jazz sono infinite e questo invito dal passato del trio di Hal Galper è di quelli che gli appassionati non dovrebbero lasciar correre.

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