NOVARA JAZZ – 2. IL COSMO INQUIETO DI ALEXANDER HAWKINS

Alexander Hawkins è un aficionado di Novara Jazz: ben 14 presenze, nelle formazioni più diverse. “Ma oggi sono qui per suonare la MIA musica’, esordisce presentandosi al pubblico. E’ stato premiato: non tanto con la ‘Chiave d’Oro’ consegnata dalla città agli ospiti di riguardo, quanto con un’impegnativa promessa: nel 2023, a restauro finito, l’inaugurazione di uno degli organi più importanti della città è sua. Un desiderio realizzato, Hawkins si è formato sull’organo e l’anno scorso ha dovuto rinunziare ad un concerto già programmato sullo strumento.

Il suggestivo cortile interno di Casa Bossi (nella foto di testa la facciata). Sullo sfondo, la Torre di S.Gaudenzio: le sue potenti campane avranno un ruolo nel concerto

La cornice d’ambiente è di grande suggestione, Casa Bossi, una fascinosa dimora gentilizia da anni in stato di abbandono, soprattutto negli interni (ma il FAI ed il Comune sono a caccia di fondi per il restauro): particolarmente bello il cortile con vista sulla torre antonelliana di S.Gaudenzio, in favore di tramonto. La piccola corte è circondata dai ballatoi interni del palazzo, ed offre un’ambiente insieme raccolto e nel contempo aperto su di un orizzonte monumentale.

L’esordio è sommesso e rarefatto, dopo sottili stimolazioni dirette della cordiera comincia un lento sgocciolamento di brevi note acute, contrastate da potenti accordi sul registro grave, che si manifestano  quasi come epifanie. Il brano iniziale si struttura laboriosamente e con una certa lentezza. La base elettronica che lo accompagna a mo’ di basso continuo imprime però al pezzo una lenta, ma vorticosa dinamica.

Uno dei migliori album degli ultimi anni

Il materiale tematico viene inizialmente dal fascinoso ‘Iron into the Wind’: il clima ipnotico ed incantatorio è il medesimo. Ma ad un certo punto emerge la natura tellurica e quasi apocalittica di certi brani dell’album, con forti contrasti dinamici e soprattutto timbrici. L’uso frequente di prolungate pause è di impressionante efficacia. Alla luce di ciò, il pianista non viene colto alla sprovvista dall’irrompere delle potenti campane di S.Gaudenzio: il piano replica in modo secco e nervoso, intrecciando un serrato dialogo (od un duello?) con la cattedrale. Del resto, il confronto delle musiche con i luoghi è una costante di questo festival molto speciale, ne riparleremo in sede di bilancio finale.

La musica del pianista è una sorta di cosmo, in cui il ricorrente vortice ipnotico che fa da cornice al set ci fa attraversare spazi sconfinati che d’un tratto vedono apparire i brani strutturati, quasi come luminosi ed autosufficienti pianeti. In queste fasi di passaggio, una certa iteratività potrebbe far pensare al minimalismo, ma un ascolto più attento rivela un incessante ed indomabile dinamismo che nulla ha a che fare con la staticità di quella scuola. Del resto, e pur con tutta la sua spiccatissima originalità e formazione che più eterodossa non si può, il nostro rimane uomo del jazz sino al midollo.

Hawkins conversa con gli spettatori poco prima del concerto. A destra, Corrado Beldì, direttore artistico di Novara Jazz

E difatti anche in questa occasione emerge la nota passione di Hawkins per la musica di Ellington: ‘Prelude for a Kiss’ viene scarnificato e scomposto sino a rivelarne le sue più ultime ed irriducibili componenti. Una visione certo straniata, ma di grande intensità: un lontano e frammentario  ricordo, quasi un reperto sopravvissuto ad un’epoca remota.

Dopo circa 45 minuti di un set intenso e concentrato, allo spegnersi dell’estremo riverbero dell’ultima nota segue un breve istante di silenzio totale, a testimonianza del profondo coinvolgimento del pubblico in un’esperienza d’ascolto imprevedibile e straordinaria. Diversi minuti di applausi intensi e convinti strappano un breve bis. Molto particolare, però. Attraverso il noto gioco di scomposizioni e rifrazioni emerge ancora Ellington, ‘Take the A Train’. Ma questo convoglio non ha nulla del brutalismo industrialista, somiglia invece a questo treno futurista di Boccioni, pura energia che si disperde in uno spazio labirintico e pluriverso.

Umberto Boccioni, ‘Gli Addii’

Una grande conferma, ancora una volta. Se passa dalle vostre parti, non fatevelo sfuggire per nessuna ragione. Milton56

ALEXANDER HAWKINS, solo piano. Novara, Casa Bossi, 12 giugno 2021

Una clip da edizione di ‘Ai Confini tra Sardegna e Jazz’, S.Anna Arresi. C’è qualche punto in comune con la performance novarese, quantomeno sotto il profilo dei materiali tematici utilizzati

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