I protagonisti di questa registrazione, che risale al periodo fra gli anni 2009 e 2010, oggi non ci sono più.
Goffredo Parise, scrittore e giornalista vicentino nato nel 1929, noto per diverse opere letterarie fra le quali “Il prete bello” del 1954, amico di Eugenio Montale, è scomparso a soli 57 anni nel 1986, nella sua casa di Ponte di Piave, in provincia di Treviso, oggi Casa della cultura a lui intitolata.
La Thelonious Monk Big Band, nata nel 1997 nell’ambito di un laboratorio di arrangiamento dell’omonima Scuola di Musica, condotto dal pianista Marcello Tonolo e dal sassofonista Maurizio Caldura, si è sciolta da tempo al termine di una traiettoria che ne ha trasformato l’identità da big band didattica ad ensemble di professionisti, partecipe di progetti con Carla Bley e Steve Swallow.
Lo scrittore Vitaliano Trevisan, una delle voci più originali ed autentiche della letteratura italiana contemporanea (“Quindicimila passi”, “Il Ponte”. Un crollo”, “Works”, “Black Tulips“), ed insieme attore ed autore teatrale, non è più fra di noi dal gennaio 2022, per gesto volontario.
La forza espressiva ed emotiva dell’opera, però, è ancora ben viva e presente, tanto che, a distanza di oltre un decennio, continua ad essere presentata in diverse occasioni, ed è in fase di progettazione una sua riedizione in un diverso formato musicale.
Dallo scorso anno, questo connubio di musica e parole che va sotto il nome di melologo, è diventato un libro, pubblicato dall’editore Inschibboleth, al quale è abbinato il cd prodotto da Caligola records, etichetta che fin dall’origine si è spesa per dare diffusione e visibilità al progetto.
Catturato dalle spire della voce di Trevisan che recita materiali, in parte rielaborati, tratti dai Sillabari di Parise – una raccolta di brevi racconti definiti dall’autore “poesie in prosa”, per sottolinearne la natura musicale – come dalla capacità narrativa delle campiture di ampio respiro della T.Monk Big Band e dei suoi solisti, mi sono rivolto a Claudio Donà, patron dell’etichetta veneta, artefice di molteplici iniziative culturali e giornalista specializzato, per un racconto dall’interno di questa singolare ed affascinante operazione.
“Il progetto, spiega Donà ripercorrendo le note di presentazione presenti nel libro, è nato nell’estate del 2005 da un’idea del compositore Stefano Bellon, ed era inizialmente finalizzato alla realizzazione di un programma radiofonico per voce recitante e musica elettronica, lavoro che per diversi motivi non venne mai realizzato. La successiva trasformazione del progetto originario nella più complessa forma del melologo, in cui la musica occupa una parte decisamente importante, non inferiore comunque a quella della parola, è stata quindi sviluppata da Bellon, compositore che opera nell’ambito della musica colta ma con trascorsi jazzistici, insieme ad un altro musicista veneto, Marcello Tonolo, pianista e compositore jazz, allora direttore della Thelonious Monk Big Band.”
L’idea sviluppata da Bellon e Tonolo era quella di rendere omaggio a Parise, ed in particolare ai suoi Sillabari, racconti dedicati ai sentimenti scandagliati in ordine alfabetico, con la rappresentazione di uno spettacolo per voce recitante ed orchestra jazz , e l’associazione culturale veneziana Caligola, saputo dell’iniziativa attraverso Tonolo e convinta della sua validità ed originalità , ha subito cercato dei partner istituzionali che ne potessero consentire la realizzazione, trovando il supporto della Regione Veneto,che ha quindi coinvolto per la sua produzione il Comune di Ponte di Piave, dove Parise trascorse gli ultimi anni della sua vita.
L’incontro determinante per il completamento della produzione è avvenuto nell’autunno del 2006 con lo scrittore–attore vicentino Vitaliano Trevisan che, interpellato da Tonolo e Bellon, si è subito innamorato del progetto, iniziando a lavorare con vigore ed entusiasmo alla sua definitiva messa a punto. Trevisan ha scelto non solo alcuni brevi ma significativi passi
dei Sillabari parisiani, ma anche estratti di altri suoi scritti e diari, non con l’intento di proporne una fedele lettura, quanto piuttosto d’intervenire in modo assolutamente personale, per offrirne agli spettatori un’interpretazione originale e coraggiosa, non priva di rischi forse, ma sicuramente in grado di catturare l’attenzione dei “diversi pubblici” (quelli della letteratura, del teatro e della musica) potenzialmente interessati ad approfondire la conoscenza di Goffredo Parise. Il testo definitivo del lavoro di drammaturgia messo a punto da Vitaliano Trevisan ha ottenuto quindi la piena approvazione di Giosetta Fioroni, titolare dei diritti delle opere di Parise.
La prima rappresentazione dello spettacolo, è avvenuta il 23 gennaio 2007 al Teatro Eden di Treviso, ottenendo pressoché unanimi consensi del pubblico e degli addetti ai lavori; ad essa hanno fatto seguito la ripresa tenuta il 13 luglio 2007 nel giardino della casetta sul Piave di Parise, a Salgareda (Treviso), forse fra tutte la più riuscita e suggestiva, soprattutto per l’ambientazione all’aperto, tra le rigogliose fronde degli alberi che circondano la “casa delle fate”, immortalata da splendide riprese video, ed altre tre volte fra il 2008 e 2009, a Venezia e Vicenza.
Stefano Bellon e Marcello Tonolo hanno quindi deciso di registrare tutte le parti musicali con la big band in studio, un lavoro sviluppato tra la fine del 2009 e la prima metà del 2010 all’interno della Casa della Musica di Trieste, diretta dal batterista Gabriele Centis presso l’Urban Recording Studio. Il lavoro si è rivelato tanto più utile e prezioso perché da lì a poco l’orchestra si sarebbe definitivamente sciolta, e questa rimane quindi la sua ultima testimonianza discografica. “
C’è una qualità intrinseca, in queste parole e note, ed è la capacità di mettersi a nudo senza ipocrisie in una sorta di auto analisi sviluppata tramite la lente dell’esperienza dell’autore e dei suoi rapporti con l’ambiente culturale, con i luoghi sociali e quelli della natura, svelando il primario affidamento alla parola scritta come metodo ed autodisciplina, (“Scrivere , ogni giorno qualcosa “), fonte di progressi ma anche di frustrazioni. Il respiro dell’orchestra, in apparenza così distante da quello della singola voce umana, si compenetra invece ad essa in modo naturale, creando un’ “altra voce” del racconto, attraverso spettacolari pieni ( “Non ho mai creduto“, protagonista tutta la sezione fiati, ed in solo la tromba di Ilic Fenzi) episodi più astratti (“Una ferita aperta“) ed altri concretamente dinamici con accenti funk e rock (“A cose fatte“, “Un pomeriggio così“) fino al finale collettivo di “Ancora la lettera“, con ampi spazi per tutti i solisti.
Come si accennava in apertura, nel 2023 è imminente un rinnovato allestimento scenico dell’opera, frutto dell’incontro traMarcello Tonolo e l’ attrice e regista Patricia Zanco, affidato ad un trio capitanato da Tonolo e completato da Domenico Santaniello (contrabbasso, violoncello) ed Enrico Smiderle (batteria, percussioni)
Quello ch’era nato come un omaggio a Goffredo Parise diventa oggi, quindi, giocoforza, anche un tributo a Vitaliano Trevisan.
Thelonious Monk Big Band
Marcello Tonolo (direzione)
Maurizio Scomparin, Ilic Fenzi, Gastone Bortoloso e Stefano Mazzucco
(tromba); Roberto Rossi, Beppe Calamosca, Toni Costantini e Matteo
Morassut (trombone); Nicola Fazzini (sax alto), Piergiorgio Caverzan (sax
alto e soprano), Michele Polga e Alberto Vianello (sax tenore), Mauro
Bordignon (sax baritono); Riccardo Chiarion (chitarra elettrica), Matteo
Alfonso (pianoforte), Marc Abrams o Marco Privato (contrabbasso), Luca
Colussi (batteria, percussioni)
Stefano Bellon (pianoforte, elettronica, tastiere)
Nicola Buso (regia ed elaborazione elettroacustica del suono)
Vitaliano Trevisan (voce)
Tracklist
01) Troppo presto
02) Non ho mai creduto
soloist: Ilic Fenzi
03) Allo specchio
04) Una ferita aperta
soloists: Toni Costantini, Riccardo Chiarion
05) Scrivere, buttare via
06) A cose fatte 6:15
soloist: Michele Polga
07) a] Racconto; b] Come la vista del cobra
soloists: Alberto Vianello, Maurizio Scomparin
08) Chiusa
09) Un pomeriggio così
soloists: Riccardo Chiarion, Luca Colussi
10) L’erba è verde
11) Ancora la lettera
soloists: Matteo Alfonso, Nicola Fazzini, Mauro Bordignon, Piergiorgio Caverzan
…. e pensare che i racconti de ‘I Sillabari’ furono pubblicati alla spicciolata sulla terza pagina del Corriere, quello di Piero Ottone… 😉. Rileggetelo Parise, soprattutto quello di ‘Guerre Politiche’, straordinario racconto deil’Indocina, del Biafra, vissuti tutti in prima persona. Milton56
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Sì, rileggetelo tutto che Parise era, è, uno scrittore di grande talento, capace con poche semplici frasi di aprire squarci incredibili sul mondo dei sentimenti.
Grazie per questo opera proposta, che non conoscevo e che mi sembra molto bella.
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